RESTAURO E MANUTENZIONE
Una struttura complessa e artisticamente rilevante come una Chiesa richiede una manutenzione continua e in alcune circostanze anche interventi di restauro assai impegnativi, sul versante tecnico e anche su quello economico. Recentemente la Chiesa parrocchiale ha visto la realizzazione di importanti opere di restauro, che non solo hanno restituito ai fedeli alcune parti della struttura rinnovate nella loro bellezza, ma hanno permesso di comprendere meglio la loro antica progettazione e esecuzione (com’è accaduto nel restauro della Cappella della Madonna dell’Aiuto) e il significato che alcuni oggetti (lo stendardo, ad esempio) hanno avuto nella storia, per i fedeli che hanno contribuito alle necessarie riparazioni. Per queste ragioni offriamo a tutti l’opportunità di conoscere anche alcuni dettagli tecnici delle opere di restauro e manutenzione.
Restauro della Cappella della Madonna dell'Aiuto
L’immagine della Madonna in cathedra nella quale è conservato lo stendardo parrocchiale è collocata fra quelle di S. Giovanni Battista e S. Antonio Abate (sin.) e S. Martino eS. Vincenzo di Saragozza (destra). Sopra le portine laterali della cappella sono raffigurati S. Felice Porro (destra) e il Beato Giovanangelo Porro (sin.), quest’ultimo nativo di Barlassina (i suoi resti si venerano presso la Chiesa di S. Carlo al Corso, a Milano). Sui pilastri laterali sono rappresentati i quattro evangelisti (affresco del XVII sec.)
Nell’aprile del 2018 è stato ultimato un restauro della cappella della Madonna dell’Aiuto, che fa seguito ad un precedente, importante intervento realizzato nel 1965, quando era Arciprete don Antonio Molteni, ad opera del restauratore Guido Fiume. Altri restauri erano stati realizzati in precedenza, come è possibile evincere dalla relazione di restauro: uno di questi doveva essere anteriore al 1910; un restauro estetico era intervenuto sugli stucchi negli anni ‘80.
Pubblichiamo qui di seguito alcuni stralci della relazione di restauro del 2018.
Dalla “Relazione di restauro” di Cecilia Bellani e Alba Tullo, con la collaborazione di Silvia Lazzeri
I dipinti presentano una tecnica completamente a buon fresco, con superficie molto liscia e compatta. Ogni riquadro è fatto in una giornata di lavoro, tranne che per il Bambino Gesù, che ne ha richiesta una seconda solo per la piccola porzione della testa, a sottolineare l’importanza dedicatagli dal pittore.

Il Luini e i suoi aiutanti, secondo la tecnica tipica dell’affresco, usavano il disegno preparatorio su cartone, che, appoggiato poi sull’intonaco fresco, veniva ripassato con una punta, per lasciarne traccia sulla superficie: sono gli stessi disegni preparatori che intuiamo abbiano utilizzato anche in altre occasioni. Si rileva dunque una certa ripetitività, se vogliamo, nell’impostazione, limitata però alle sole linee principali dei soggetti, mentre è lasciata libertà all’autore, potremmo dire ʻal momentoʼ, di realizzare i dettagli a punta di pennello, senza disegno precostituito: lo vediamo nelle pennellate sottili di panneggi, nei particolari dei volti, disegnati e dipinti contemporaneamente, con tratti veloci e sicuri.
Alcuni dettagli osservati durante i lavori possono fornire nuovi indizi circa il dibattito, tutt’ora in corso tra gli storici, sulla realizzazione e provenienza di questi affreschi. Abbiamo riscontrato ad esempio che le linee delle fasce perimetrali grigie e rosse che inquadrano i santi, nonché i piani su cui poggiano i piedi delle figure, non sono perfettamente allineati tra loro, a riprova di un possibile stacco degli affreschi (nelle tre porzioni suddivise dalle fasce a stucco; forse in origine un unicum?), poi ricollocati in modo non corretto, con uno slittamento dei piani sfalsato di alcuni millimetri.
Sul lato destro, al di sotto delle stuccature sotto alla testa del povero inginocchiato ai piedi di S. Martino, è apparso un pezzetto dell’intonaco con un tratto di disegno preparatorio fatto a pennello con tinta nera, sulla parte finale dell’affresco che non risulta tagliato ma degrada fino alla superficie del mattone sottostante; questi particolari ci dicono che oltre allo strato dipinto è presente anche lo strato preparatorio e che le effettive misure del dipinto non andavano oltre le attuali.



Stato di conservazione
Lo stato di conservazione dei dipinti è fortemente connesso alle alterne vicende subite dalla cappella nel suo insieme, principalmente alla sistemazione della cappella con la realizzazione degli stucchi nel XVII secolo, in seguito durante un restauro avvenuto sicuramente prima del 1910, come attestano le fotografie della Fondazioni Zeri di quell’anno, e infine al restauro del 1965. Durante tutti questi interventi, non escludendo assolutamente anche il primo ipotetico trasporto da un altro edificio e altre modifiche ottocentesche, le dimensioni e i valori materico-pittorici delle superfici sono stati manipolati.
I rifacimenti pittorici, estesi a tutta la superficie pittorica, sono imputabili al restauro del 1965 ma anche ad interventi precedenti. Già nel ‘65 la superficie pittorica dovette presentarsi agli occhi dei restauratori gravemente ammalorata, perché il colore, pur smaltato e compatto nella sua tecnica originale, nel tempo aveva subito forti consunzioni, abrasioni, cadute, da imputare probabilmente a puliture troppo aggressive e a gravi fenomeni pregressi di umidità di risalita capillare: la mappatura delle cadute di colore segue infatti tutta la parte bassa degli affreschi e la zona più umida della cappella, in basso a sinistra su S. Giovanni e S. Antonio

In una operazione antecedente al 1910 tutta la base del trono della Vergine è stata rimaneggiata, ed è andata persa la parte finale del basamento giallo, che in origine aveva al centro un cerchio, di cui abbiamo rinvenuto tracce anche dell’incisione preparatoria.
Intervento di restauro
Il restauro ha previsto una prima fase di attenta osservazione per stabilire l’entità reale del degrado, i processi ancora in atto, la natura delle sostanze non originali sovrammesse in epoche passate, la resistenza e la tenuta dei materiali originali costitutivi di intonaci e strati pittorici.
Attraverso specifiche indagini è stato possibile determinare che vi sono tracce di componenti organiche che, pur essendo parzialmente ossalatizzate, tuttavia sono imputabili a minime percentuali di resine di tipo vegetale. Questo dato è compatibile con le testimonianze del restauratore Guido Fiume, che riportava la presenza di vernice Copale prima del suo restauro nel 1965.
L’altro dato importante emerso ha confermato l’ipotesi da noi effettuata della presenza di uno strato di cera steso sugli affreschi, proprio dal Fiume durante il suo restauro.
In diverse zone della superficie pittorica, con materiali e miscele a graduale potere solvente, si sono eseguite diverse tassellature per individuare la tecnica di pulitura ideale

Con la Direzione Lavori si è concordata la seguente procedura: dopo un primo passaggio superficiale a secco con spugne wishab e pennelli morbidi, un secondo passaggio ha visto la rimozione dello strato di sporco più coerente e la solubilizzazione dei ritocchi realizzati ad acquarello. Dopo questi passaggi si è osservato che molti ritocchi venivano rimossi o assottigliati, ma non completamente asportati. Rimaneva inoltre il velo di patina lucido di cui sopra, che sfocava le immagini. Per la rimozione di questo strato e delle ridipinture più coese si è reso necessario procedere con una miscela di solventi disciolti in un addensante.
La reintegrazione pittorica è stata eseguita rispettando lo stato effettivo della policromia abbassando di tono le lacune della sola pellicola pittorica e integrando con la tecnica del tratteggio le lacune del supporto stuccate; il tutto è stato eseguito con colori ad acquarello Windsor & Newton





La lunetta sovrastante la Vergine è stata rimossa e pulita, la presentazione estetica ha compreso semplicemente l’effettuazione di alcuni piccoli ritocchi ad abbassamento di tono ad acquarello.
L’intervento di restauro ha interessato tutto l’apparato decorativo della cappella: la parte degli stucchi in rilievo, i fondi delle pareti e gli affreschi. E’ stato autorizzato e seguito dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le province di Monza e Brianza dal Soprintendente Arch. Luca Rinaldi e dall’Ispettrice di zona dott.ssa Ilaria Bruno. L’intervento è stato realizzato dalle restauratrici Rosalba Tullo e Cecilia Bellani con la collaborazione tecnica di Silvia Lazzeri.
RESTaURO DELLO STENDARDO
Restauro del 1893
I lavori di restauro del 1893 furono finanziati proprio dalla Confraternita, come segnala l’Arciprete Meroni. Quel restauro, realizzato da non meglio identificate ricamatrici milanesi, non fu solo conservativo, ma anche significativamente innovativo: fu salvato il disegno primitivo, ma furono aggiunti e impreziositi gli elementi ornamentali, e soprattutto, come si legge nel Chronicon, mentre nella forma originale S. Giulio recava in mano una piccola chiesa, nel corso del restauro quest’ultima fu sostituita da un’altra, raffigurata ai piedi del santo, assai simile a quella di Barlassina, la quale fra l’altro era stata ampliata proprio un anno prima (1892) con l’aggiunta di un ‘braccio’ e di una nuova abside nella parte anteriore.
Si trattò di un impegno economico consistente: 3416 lire, ridotte a 3000 poiché il pagamento venne effettuato immediatamente, all’atto della consegna. Si noti che 3000 lire italiane del 1893 corrispondono, stando ai coefficienti ISTAT, a circa 12000 euro dei nostri giorni: l’essersi fatta carico di una spesa così ingente è espressione di una comunità viva (si trattava di una piccola comunità, certo più piccola della nostra), affezionata ai “segni” della propria tradizione.
Restauro del 2015
Il restauro più recente, ad opera delle Benedettine dell’isola di S. Giulio, ha comportato un lavoro particolarmente complesso, come è documentato attraverso la Relazione di restauro.
L’intervento, diversamente da quello del 1893, è stato di tipo conservativo, volto cioè a ripristinare le condizioni pregresse, senza introdurre elementi nuovi, mantenendo anche i tasselli di tessuto inseriti nel restauro del 1893, poiché segnano la storia dell’oggetto.
Il prodotto finale è sotto i nostri occhi, ammirevole nella sua bellezza, ed è qui a ricordarci che siamo una comunità connotata dall’affidarsi alla protezione della Vergine della Cintura e di S. Giulio.
MESSA IN SICUREZZA DELLE CAMPANE

Il campanile della Chiesa di Barlassina è dotato di 5 campane, ivi collocate nel 1946, al termine della guerra, poiché le precedenti campane erano state rimosse e fuse per esigenze belliche.
Alla fine del 2021 si era evidenziata l’esigenza di provvedere ad una revisione e messa in sicurezza degli apparati tecnici all’interno della cella campanaria. La Parrocchia, con l’assistenza della Banca di Credito Cooperativo di Barlassina, ha affidato i necessari sopralluoghi e la realizzazione dei lavori alla ditta Trebino, di Uscio GE che li ha eseguiti nei primi mesi del 2022.
Tali lavori hanno riguardato più elementi dell’impianto campanario: sono stati messi in sicurezza i cinque battagli (sostituendo i tiranti delle bocce e tutte le corde di sicurezza); sono state inoltre sostituite tutte le ferramenta di aggancio e gli isolatori in legno delle campane, che permettono alle campane stesse di oscillare in totale sicurezza. Questo intervento, molto complesso, è stato eseguito senza dover portare a terra le campane, grazie a strumenti e tecniche innovativi.
RESTAURO PANCHE
Le panche della Chiesa, che hanno ormai più di mezzo secolo di vita, avevano da tempo necessità di essere restaurate, in seguito al deterioramento naturale del legno, in diversi casi roso dai tarli. I procedimenti di sanificazione utilizzati nei mesi della pandemia hanno reso urgenti i lavori di restauro, eseguiti nel 2021-22 dalla ditta F.LLI BOSEGGIA. Grazie a questi lavori le panche hanno ritrovato il decoro e il colore originari.
Restauro – pulitura dell’ Altare Maggiore
( leggio – Mensa – Sede)
Con la consulenza di Chiara Ferrario e altre volontarie


MANUTENZIONE ORDINARIA:
UNA RESPONSABILITA' DI TUTTI
Accanto alle opere straordinarie di restauro e manutenzione, è necessario che la bellezza e il decoro della Chiesa in tutte le sue parti siano conservati nell'ordinario, attraverso un lavoro quotidiano che possa salvaguardarli nel tempo. La pulizia dell'edificio, quella dei paramenti e degli arredi sacri, la cura delle piante e dei fiori che ornano l'altare sono il prodotto dell'attenzione e della dedizione di molte persone. Oltre alla gratitudine nei loro confronti rivolgiamo l'invito, a chi potesse e volesse, a collaborare a queste attività di manutenzione ordinaria: ogni giovedì in Chiesa Parrocchiale è possibile mettere a disposizione del tempo per contribuire, insieme a chi già lo fa, a questi compiti.
Via Speroni, 6, 20825 Barlassina MB.
- 0362 560650