«Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». (Gv 6,28).
24/09/2023
La domanda, che compare nel brano di Vangelo della liturgia di questa domenica, ha un sapore lombardo, ambrosiano, brianzolo: si parla di opere e di compiere, di fare.
In questi primi giorni di presenza in mezzo a voi ho apprezzato innanzitutto la calorosa accoglienza: vi ringrazio molto. E sto notando e stimando l’operosità, la generosità e l’attenzione al fare (e ai soldi). A Barlassina ci sono molte associazioni e tante persone che si impegnano; la Parrocchia è certamente in prima linea su molti fronti.
Grande virtù l’operosità. Da una finestra della casa parrocchiale scruto con curiosità le api che vanno e vengono: le api sono il simbolo dell’operosità e meritano rispetto (però se se ne andassero dal vano delle imposte della finestra della casa parrocchiale sarei più contento!). Ma l’operosità nasconde un tranello, una tentazione, che nella storia del cristianesimo ha portato anche un’eresia che si chiama pelagianesimo: quella di pensare che basti agire e operare per salvarsi dimenticando il primato della misericordia di Dio, che il senso della vita stia nel darsi da fare (ricordate l’episodio di Marta e Maria, Lc 10,38-42?), rischiando di perdere di vista ciò che più conta: «datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna» (Gv 6,27). Per un cristiano è giusto darsi da fare, ricordando il motivo dell’affanno: la maggior gloria di Dio.
Quest’anno ricordiamo 120 anni di storia della Fondazione Luigi Porro, nata il 23 aprile 1903 come ente morale “Opera Pia Porro” (opera pia, appunto!). La Fondazione Porro si è distinta e ancora si distingue per le opere sociali in Barlassina: l’educazione dell’infanzia, la cura di anziani e ammalati, l’edilizia popolare. Anche la nostra Parrocchia, grazie anche ad associazioni in qualche modo legate, può vantare molte opere sociali: la cura delle giovani generazioni con l’oratorio (ricordo la festa di apertura domenica prossima, insieme al saluto riconoscente a don Giovanni), la carità (con la s. Vincenzo, la Caritas e il Movimento per la vita), la cultura (il teatro, la banda), lo sport (la polisportiva s. Giulio) e molte altre attenzioni di tanti parrocchiani impegnati nelle realtà associative e, più ordinariamente, nei propri luoghi di lavoro con autentico stile cristiano. Provo molta gratitudine per chi ha fatto la storia di questo paese e di questa Parrocchia e per chi si impegna oggi, senza perdere di vista la spiritualità.
Tra le celebrazioni di questa settimana segnalo le feste dei santi Vescovi milanesi (lunedì 25) e degli arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele (venerdì 29).
don Roberto
Grazie don Giovanni!
Saluteremo ufficialmente don Giovanni nella messa delle 10.30 di domenica 1 ottobre e nel pranzo della festa dell’oratorio. In fondo alla chiesa c’è una scatola in cui raccogliere pensieri e ringraziamenti personali che, riordinati, regaleremo a don Giovanni.