Parola del Parroco

DON GIOVANNI RIGAMONTI

Domenica di Lazzaro

26/03/2023

Carissimi,

la quinta domenica di Quaresima, l’ultima, è così detta di Lazzaro.  S.Giovanni nel suo Vangelo parla di “segni” e la risurrezione di Lazzaro è il settimo. (Le nozze di Cana – guarigione del figlio del funzionario – guarigione del paralitico – moltiplicazione dei pani – Gesù cammina sull’acqua – guarigione del cieco nato – risurrezione di Lazzaro). Sembra che con la malattia, la morte e la risurrezione di Lazzaro si sia compiuta una maturazione dell’amore e nell’amore per tutti i personaggi presenti. La scena del sepolcro prepara e fa’ pregustare quello che avverrà la mattina di Pasqua quando secondo il profeta Ezechiele: “Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe”. “I morti udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli che l’avranno udita, vivranno” (Gv 5,25). “Tutti quelli che sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori “(Gv 5,28-29). “Io sono la risurrezione e la vita” (Gv 11,25), La morte e la sepoltura di Lazzaro rappresentano l’occasione della grande professione di fede in Gesù come Cristo e Figlio di Dio posta sulle labbra di Marta. La vicenda di Lazzaro è prefigurazione della vicenda di Gesù. Lazzaro gode dell’amicizia di Gesù e su questa affronta la malattia e la morte. San Gregorio di Nazianzo così pregava: “Fra i morti, tre hanno visto la luce: la figlia del funzionario, il figlio della vedova di Nain e Lazzaro. Fa’ che io sia il quarto.” (Pensieri liberamente tratti da una riflessione del Card.Martini). Nella professione di fede di queste domeniche abbiamo ripetuto: Credo nella risurrezione della carne e nella vita del mondo che verrà. Proviamo a fermarci e a pregare. Ci potrebbe essere d’aiuto anche questo pensiero:

Signore Gesù, la tua commozione ci tocca e ci guarisce dalla paura che a te non interessi la nostra morte e che per te non faccia differenza se siamo vivi o morti. Le tue lacrime, Signore Gesù, sono fonte di consolazione, perché ci restituiscono la fiducia nel fatto che abbiamo un posto nel tuo cuore e facciamo parte delle realtà che tu ami e di cui ti prendi cura, persino quando sentiamo il peso, talora insopportabile, della tua assenza, della tua inspiegabile lontananza, del tuo imperdonabile ritardo. Insegnaci, o amico delle nostre anime e compagno dei nostri esodi, ad aspettare i tempi e i modi in cui ci rivelerai il senso più vero di ogni ritardo e di ogni assenza. Aiutaci a conquistare una sempre più profonda coscienza del nostro desiderio che, nel frattempo, si accresce e si dilata fino a essere pura ed esultante accoglienza. Kyrie eleison!

Don Giovanni.

 

Cristo luce

19/03/2023

Carissimi,

la 4ª di Quaresima, così detta del cieco nato, ci presenta Gesù come luce che ci apre a nuove prospettive. Ancora una volta tutto verte sulla sua identità: quel tale  –  l’uomo chiamato Gesù  –  un profeta.

Il cieco viene incontrato da Gesù e in Lui “vede” l’inviato di Dio.

Saper vedere: chi sei Tu Signore? che cosa vuoi che veda mentre a tentoni vago nelle mie presunzioni di sapere e di saper vedere?

Ricevete la luce di Cristo: così nel giorno del Battesimo alla consegna della candela.

 

Venerdì 24 Marzo 31ª Giornata dei missionari martiri.

“Di me sarete testimoni” (At 1,8). L’invito di Gesù, rivolto agli Apostoli, risuona forte ancora oggi in chiunque scelga di raccoglierlo: è l’invito a farsi prossimi, ad imitare il Maestro nella vicinanza a chi sta al nostro fianco, a raggiungere coloro tanto distanti da sentirsi smarriti, ad abbattere i muri del pregiudizio, a soccorrere chi è nel bisogno.

– La celebrazione del 24 Marzo è nell’anniversario della morte di mons. Oscar Romero, Arcivescovo di San Salvador, e di tutti quei fedeli uccisi durante i suoi funerali e fu un massacro senza misura.

– “Di me sarete testimoni” sono le ultime parole di Gesù prima della sua Ascensione. Gesù invita ciascuno dei suoi discepoli a seguirlo sulla strada della testimonianza, perseverante e fedele accettando la via del Calvario: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua (Mt 16, 24).

Anche ai giorni nostri, per essere testimoni di Gesù risorto e del suo Vangelo, è necessaria una grande familiarità con Lui alimentata da intensa preghiera e profonda spiritualità. Inoltre solo nella docilità allo Spirito Santo, il martirio può essere accolto come dono e come una corona di vittoria.

 

Don Giovanni

 

3a di Quaresima

12/03/2023

Carissimi,

la terza domenica di Quaresima, così detta di Abramo, ci porta a questioni non facili ma fondamentali per la vita e la fede.

– A quei Giudei che avevano creduto in Lui, Gesù dice “Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli.” Il Signore ci parla ogni giorno e noi dovremmo essere grati di questo dono. Gesù punta subito all’essenziale: rimanere. Non solo conoscere e comprendere, c’è bisogno della durata, della continuità, proprio come di un fondamento e di un desiderio sempre vigile. La durata, la continuità alludono non a episodi sporadici ma alla fedeltà quotidiana, ordinaria. Gesù invita a vivere questo atteggiamento non solo riferito alla Parola ma anche al legame con Lui per portare frutto.

– Conoscerete la verità: La verità è Cristo stesso la cui misericordia deve diventare la nostra misura. La verità nasce da relazioni libere tra le persone nell’ascolto reciproco. Non bisogna mai smettere di cercare la verità che deve tener conto anche della carità. Ci potrebbero essere anche fatti innegabili ma devono essere utilizzati non per fomentare divisioni o rassegnazioni, ma senza umiliare, favorire un dialogo costruttivo e una operosità proficua.

– La verità vi farà liberi: liberi dall’inganno. Così Dostoevskij: “chi mente a se’ stesso e ascolta le proprie menzogne arriva al punto di non poter più distinguere la verità, ne’ dentro di se’, ne’ intorno a se’, e così comincia a non avere più stima ne’ di se’ stesso, ne’ degli altri e continua a mentire agli altri e a se’ stesso”. La Quaresima con il suo raccoglimento dovrebbe favorire un rientrare nel nostro intimo e verificarci sui così detti vizi capitali: lussuria, gola, avarizia, accidia, ira, invidia, superbia, perché contrastandoli la nostra vita e il nostro carattere diventino sempre più amabili.

– Abramo esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia. Dio rinnova la sua promessa ad Abramo e Abramo risponde con la sua obbedienza. Noi siamo stirpe di Abramo e dovremmo ricordarci che Dio mantiene sempre le sue promesse e noi dovremmo credergli e su di Lui fondare l’esistenza.

Questa settimana che è quella di mezzo della Quaresima, ci sproni a intensificare la nostra conversione.

don Giovanni

 

2ª domenica di Quaresima: La Samaritana

05/03/2023

Carissimi,

nel cammino domenicale della Quaresima, nella riscoperta del S. Battesimo, la seconda domenica cosiddetta della Samaritana ci propone il tema dell’acqua e dell’acqua viva. Tutta l’attenzione dell’evangelista Giovanni è concentrata sul dialogo tra Gesù e la donna, un dialogo ricco di simbolismo, allusioni anticotestamentarie, fraintendimenti, incomprensioni, botta e risposta. Monsignor Bruno Maggioni anni fa nel commentare i dialoghi di Gesù nel Vangelo di Giovanni li aveva intitolati: la brocca dimenticata. Questa immagine mi ha sempre colpito per diversi motivi:

– inizialmente la donna ha un vantaggio su Gesù, lei ha la brocca e Gesù no, “tu non hai nulla con cui attingere e il pozzo è più profondo: da dove hai l’acqua viva?

– al versetto 28: la donna dimenticata la brocca, corsa in città dicendo a tutta la gente: “venite a vedere un uomo che mi ha detto tutte le cose che ho fatto: che sia il Messia?”

Quante volte ho considerato importante e determinante avere delle “cose”, magari impuntarmi e poi dimenticarle?  Forse è un invito ad una maggiore sobrietà ed essenzialità? Come maturare questa speranza di vita? Inoltre si cerca sicurezza e rassegnazione in ciò che abbiamo o in gesti scaramantici dimenticando che la serenità nasce dal dono e dalla certezza dell’amore del Padre? Qual è la “mia brocca” di cui penso di non potere fare a meno per poi dimenticarla? Certo che la Samaritana si è sentita accolta pur non essendo discepola, straniera e con una sua vita privata e per giunta meravigliata che uno straniero le chiedesse da bere. La meraviglia di un Dio che ha bisogno e non rinuncia a chiedere. Il dono di Gesù, l’acqua che zampilla, non sottrae l’uomo ai bisogni e alle fatiche di ogni giorno, gli chiede un orizzonte più grande lo rinnova e lo rende capace di desiderare e chiedere i doni di Dio che distribuisce a piene mani, ma non li svende.

I samaritani dicevano alla donna: Non è più per la tua parola che crediamo. Noi stessi lo abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo.

Fatta la sua testimonianza la donna si tira da parte e diventa la figura della comunità missionaria chiamata a mostrarsi per lasciare trasparire Gesù e al contempo capace di mettersi da parte perché solo Lui è il protagonista.

Come desiderare, quanto desiderare è come chiedere i doni di Dio?

Riconosco che è Lui che deve crescere in me e negli altri?

 

don Giovanni

 

Quaresima: Kyrie eleison

26/02/2023

Carissimi,

viviamo il tempo santo della Quaresima.

L’Arcivescovo, nella proposta pastorale di quest’anno ci ha affidato tre parole e quella per questo tempo è Kyrie eleison. “Nell’invocazione credente che ricorre con tanta frequenza nella liturgia ambrosiana la comunità dice e vive la sua gratitudine e il riconoscimento della signoria di Gesù, il crocifisso risorto, che offre salvezza al cielo e alla terra. Preghiamo spesso Kyrie, eleison, “Signore abbi pietà”. Invochiamo il perdono, perché Gesù è Signore e conosce la nostra vita, anche ciò che nessuno sa, anche le ferite di cui nessuno si accorge, anche quello di cui ci vergogniamo e tutto, tutto avvolge con la sua misericordia” (Kyrie, Alleluia, Amen p.39).

Vogliamo vivere con intensità questi quaranta giorni animati dal desiderio di Dio “O Dio, tu sei il mio Dio all’aurora ti cerco…” e per una vita più conforme ai doni e alla dignità ricevuta. Una preghiera: La scelta della tua via la devo fare, o Signore, in ogni momento della mia vita; dammi la forza e il coraggio di vivere questo tempo fedelmente, insegnami a invocare a gran voce la tua misericordia.

I segni specifici della Quaresima sono: la sospensione dell’inno del Gloria in excelsis, l’acclamazione dell’Alleluia, l’uso del colore violaceo, il rito dell’imposizione delle ceneri, l’assenza della celebrazione eucaristica il venerdì sostituita da altre celebrazioni. L’ordinamento delle letture domenicali e dei sabati privilegia la riscoperta del Battesimo, mentre nei giorni feriali da lunedì a giovedì, insiste sui temi del rinnovamento morale e spirituale grazie alla proclamazione congiunta di Genesi, Proverbi e discorso della montagna di S.Matteo.  Le proposte quaresimali vogliono essere un aiuto, lasciando a ciascuno una risposta generosa davanti al Crocifisso: “ha amato me, ed è morto per me”.

Buon Cammino!

don Giovanni

 

Domenica del Perdono

19/02/2023

Domenica del Perdono

Carissimi,

dopo la domenica della “Divina Clemenza”, la domenica del “Perdono” che racchiude questo tempo liturgico dopo l’Epifania prima della Quaresima. Ci viene proposta la parabola del Padre misericordioso.

  • La mia generazione è cresciuta conoscendola come parabola del Figlio prodigo. Dopo una lettura più evangelica ci si è accorti che il protagonista è il padre.
  • Dal momento che Gesù frequentava pubblicani e peccatori, gli scribi e farisei “borbottavano” non condividendo questa scelta, allora Gesù propone una parabola composta da tre situazioni analoghe: perdere – cercare – trovare – fare festa, riferita alla pecora perduta, alla moneta smarrita, al Padre con due figli.
  • La parabola del Padre preparata dalle prime due e giustamente chiamata “il Vangelo nel Vangelo”, il culmine è il cuore della bella e buona notizia: il Padre ritrova il suo Figlio morto e risorto e in lui ogni morte che culmina nella risurrezione; bisogna fare festa.
  • La conversione è passare dalla delusione di noi stessi, dalle nostre scelte, dal nostro peccato, alla gioia di essere figli del Padre dopo aver cambiato la nostra idea del Padre sia che siamo il figlio minore o il figlio maggiore.

Siamo chiamati a passare da una religione con le “cose” da fare a una libertà dei figli. Siamo amati e diventiamo come Lui che è misericordia, capaci sì di corrispondere al Padre ma anche di saper vedere gli altri come fratelli. Giusto è colui che sa accettare Dio che ama i peccatori e convertirsi al fratello e accettare il Padre.

La confessione è per noi esperienza di questo amore?

La confessione è che cosa dire o non anzitutto ricevere e immergersi in una benevolenza?

Perché facciamo così tanta fatica a confessarci?

Il Padre lo vide, gli corse incontro, lo abbracciò e disse: “presto facciamo festa per questo figlio.”

Così è per ogni peccatore che si converte.

 

don Giovanni

 

Giornata mondiale dell’ammalato

12/02/2023

Carissimi,

l’11 febbraio si celebra la XXXI Giornata Mondiale del malato: “Abbi cura di lui”. Molto spesso si sente ripetere che: “quando c’è la salute c’è tutto” e che: “la salute è una grande ricchezza”. La malattia fa’ parte della nostra esperienza umana. La differenza però è sperimentare quanto sia importante avere accanto qualcuno che ci vuole bene, che condivide e che ci accompagna. L’esperienza dello smarrimento, della debolezza, della dipendenza ci porta a considerare il prendersi cura da parte del Padre della misericordia che ci guida come un pastore. La rabbia e la ribellione ci portano a una chiusura e ad un isolamento che appesantiscono ulteriormente la fatica. La parabola del Buon Samaritano ci ricorda che un estraneo che è accanto a chi è ferito cambia totalmente la realtà, mentre i due uomini considerati religiosi pensano solamente a loro stessi e non costruiscono alcuna relazione, ma solo isolamento: ci si incrocia e basta. Non si è mai pronti per la malattia, l’anzianità e la fragilità. Viviamo in un mondo di efficienza che isola ma anche con tante persone che sanno essere “samaritani” senza alcuna preferenza o distinzione. Nella parabola ci sono due espressioni cardine: “abbi cura di lui” e “va, e anche tu fa’ lo stesso”. La Giornata del malato vuole aiutarci a camminare insieme secondo lo stile di Dio che è vicinanza, compassione e tenerezza. Proprio in questi giorni si è verificata una catastrofe in Turchia e in Siria. I titoli dei giornali parlano di Apocalisse. Inoltre il dramma dei profughi e la guerra stanno ulteriormente segnando le popolazioni. Ci sentiamo anche noi “schiacciati” a tal punto da non sapere cosa fare. Sappiamo che il cuore è conosciuto dal Signore e che solo Lui può cambiarlo. Preghiera e rapporti umani carichi di tanta attenzione e disponibilità vincano sul nostro quotidiano. Più fratelli, più solidali, più capaci di farci carico gli uni del peso degli altri. La speranza non può essere sommersa dalle macerie, perché anche da lì provengono segnali di vita. Non sempre e non dappertutto il Covid è stato momento di crescita in umanità. Questo momento faccia crollare tanta superficialità e chiusure e con la forza del Signore ci renda presenza di relazioni vere, sincere, solidali. La preghiera sia incessante e intensa.                 

 

Don Giovanni

 

45ª giornata Nazionale per la vita

La morte non è mai una soluzione

05/02/2023

Carissimi,

il brano biblico che ha ispirato i vescovi nella loro riflessione per questa giornata è tratto dal libro della Sapienza:

“Dio ha creato tutte le cose perché esistono: le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte (Sap. 1, 14)”.

Ogni vita, che è tale perché continuamente ricevuta dall’autore della vita, porta in sé le tracce del creatore, un seme di infinito sia pure in una dimensione di finitudine.

 

“L’invito a coltivare questo sguardo sembra essere l’antidoto alla cultura di morte da cui ci mettono in guardia i nostri pastori: «In questo nostro tempo, quando l’esistenza si fa complessa e impegnativa, quando sembra che la sfida sia insuperabile e il peso insopportabile, sempre più spesso si approda a una “soluzione” drammatica: dare la morte». Anticipare la fine! I vescovi ci invitano, nel rispetto di ogni fatica e dolore, ad esercitarci a cercare “il fine”.

I vescovi ci invitano a chiederci se questa scelta di “dare la morte funziona davvero?” o piuttosto non generi ferite nuove, più profonde, che ci lasciano più soli.

Come rilanciare allora una cultura della vita, con parole buone, che nel tentativo di annunciare un vangelo non tradiscano il desiderio di immettere speranza lì dove il dolore, lo sconforto, la solitudine sembrano solo invocare la fine.

L’unica via sembrerebbe quella di sussurrare “parole che tornano troppo spesso a capo”, perché non vogliono descrivere, ma evocare. Non vogliono costruire ma accendere il desiderio, parole che prendono la forma di poesia, di canto. O parole che si intrecciano in una preghiera: “…  Ci hai insegnato che l’amore non crea niente di imperfetto, tu sei un prodigio unico, irripetibile e meraviglioso. Quanto amore ci hai dato! …

L’invito quindi a vivere questa giornata come momento di riflessione, per diffondere semi di speranza e di nuova operosità, stringendo valide alleanze educative fra le istituzioni e anche tra le stesse famiglie per favorire la libertà vera.”

(dal Messaggio della conferenza Episcopale Italiana)               

Don Giovanni

 

San Giulio

29/01/2023

Carissimi,

ricorre la festa di San Giulio patrono della nostra chiesa e della comunità parrocchiale. Conoscere per imitare.

Dalla vita di S.Giulio si evince che con il fratello Giuliano abbiano costruito 100 chiese, e la 100esima quella sull’isola di S.Giulio sul Lago d’Orta.

Vorrei sottolineare tre aspetti:

Edificare la chiesa: è un’esperienza che caratterizza ogni epoca in quanto i battezzati di un luogo sono chiamati al dono-responsabilità di vivere edificando una comunità sotto l’azione dello Spirito. Noi siamo nel dopo Concilio Vaticano II che si è molto soffermato a riflettere sulla chiesa mettendo in luce il dono e la bellezza di questa chiamata. Il Concilio ha fatto riscoprire la dignità battesimale che con la vita è la prima vocazione di tutti da cui derivano tutte le altre vocazioni. Riscoprire che il battesimo è un inizio che necessita di essere consapevolmente vissuto per tutta la vita in modo coerente. Sarebbe davvero utile ricordare ogni mattina e ogni sera questa realtà: io sono battezzato, io sono figlio di Dio. Recitiamo ogni mattina e ogni sera la preghiera del: “Ti adoro”?

Riferimento alla famiglia. In occasione del S.Natale è stata portata in ogni famiglia l’immagine di S.Giulio. Dovrebbe essere in ogni casa quale segno di benedizione e di edificare la propria famiglia facendo sì che diventi “una chiesa”, luogo della presenza del Signore perché ci si ama come Lui vuole e dove il Signore è ospite gradito. Se la famiglia deve diventare chiesa domestica, la chiesa si trasformi sempre più in famiglia e non solo sotto l’aspetto nominale ma in scelte di vita.

Legame con l’isola di S.Giulio: non sia solo di una volta all’anno ma richiamo che lì c’è una comunità monastica che con la sua presenza è segno e testimonianza della ricerca del Signore. Possiamo dire che siamo cercatori di Dio e in che modo lo testimoniamo? Queste sorelle stanno facendo sul serio, stanno spendendo la vita e sono un richiamo dell’Assoluto. Quali sono le nostre priorità? Anche i prossimi giorni siano sì di festa e di iniziative ma perché e per chi? San Giulio ci protegga e ci aiuti ad essere costruttori di una comunità che sia sempre più chiesa del Signore.

Don Giovanni

 

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani

22/01/2023

Carissimi,

è la settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani: “Imparate a fare il bene, cercate la giustizia” (Isaia 1, 17)

Il profeta Isaia vive in un contesto di sfaldamento etico sia dal punto di vista politico, religioso, sociale. Facendosi portavoce di Dio il suo messaggio insiste su una sola prospettiva: unire rito e vita, culto ed esistenza, liturgia e giustizia, preghiere ed opere. Nel Tempio per il profeta si viene per ascoltare e credere ad una parola che si vivrà fuori. Isaia delinea il nesso tra fede ed esistenza cioè il fatto che il valore di un culto non è legato alla molteplicità dei riti. Il culto è celebrato cercando il volto di quel Dio che per primo ha scelto di legarsi al suo popolo: ma il culto non può sostituire i doveri più elementari verso il prossimo, specialmente quando questo è debole e indifeso. Un teologo russo ortodosso laico, Pavel Nikolaevič Evdokimov, scriveva: “Tra la chiesa con le volute dei suoi incensi e lo splendore dei suoi canti e la piazza con il suo brusio non ci deve essere un portale chiuso ma una soglia aperta attraverso la quale passino i venti dello spirito di Dio”. L’intreccio della fede che si coniuga con le opere di carità e di giustizia. La fede non è un’opera intellettuale ma adesione a Cristo. “Non è l’atto religioso a fare il cristiano, ma il prendere parte alla sofferenza di Dio nella vita del mondo”. Come si può prendere atto questa scelta di vita è di ogni epoca e di ogni uomo. Rendere culto a Dio è appassionarsi alla sorte dell’uomo, del vicino come del lontano. Da qui sorge il desiderio di una verifica: la mia preghiera il mio senso religioso diventano scelte di vita?

“Si entra per incontrare Cristo e si esce per servire l’uomo”. Quante volte abbiamo letto questa espressione e quanto si è realizzata?

Nella visita alle famiglie ho incontrato cattolici e ortodossi provenienti da altri paesi. Abbiamo pregato e invocato insieme la benedizione del Signore. Questa settimana ci esorti a una vita cristiana coerente e ad uno sguardo che sa vedere la presenza del Signore in ogni persona.

 

Don Giovanni

Momenti di incontro e di formazione

15/01/2023

Carissimi,

con questa settimana vengono proposte due iniziative per la formazione cristiana degli adulti. Senza volerlo, sembra che la formazione riguardi solo i più piccoli mentre gli altri, per tanti motivi e talora seri, interrompono il cammino.

  1. In collaborazione con la comunità pastorale di Lentate vengono proposte 4 serate e una celebrazione Eucaristica. Ci è parso opportuno riflettere sull’accompagnamento nella malattia e nella morte. A tanti di noi è chiesto di assistere i propri genitori e affrontare la problematica della malattia e dell’invecchiamento. Riflettere sul fine vita significa conoscere anche le normative vigenti e le implicazioni a livello culturale ed etico. Sentiamo parlare di cure palliative, testamento biologico, suicidio assistito…. . Abbiamo bisogno di approfondire tutto questo e poi assistere è diverso da accompagnare. Come orientarci tra le varie opinioni e qual è l’insegnamento della chiesa cattolica? Vogliamo evitare due rischi che continuamente risuonano: fare scelte sbrigative, di schieramento e non far passare la chiesa come colei che è contro il bene della persona. La sofferenza lunga e senza sbocchi, ha solo la soluzione della “dolce morte”? La morte può essere dolce? Che cosa significa e cosa implica ? Quando si è in queste situazioni vengono meno tante certezze e tante chiacchere. Come e cosa fare? A chi rivolgersi? Voglio sollecitare ad ascoltare persone che per la loro professione e il loro vissuto sono ogni giorno a contatto con questa realtà. Un ringraziamento a chi ha proposto questi momenti, ai relatori, alla BCC di Barlassina che ci ospita.
  2. Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Ormai è il terzo anno che vengono proposti due incontri, sia pure in modalità online. Martedì 24 gennaio ore 21: “La Chiesa in Russia e in Ucraina. Conoscere di più per desiderare pace e unità”. Venerdì 10 febbraio ore 21: “una testimonianza dalla Russia”

don Giovanni

 

BENEDETTO XVI

08/01/2023

Carissimi,

in questi giorni siamo stati coinvolti a diversi livelli per la morte di Benedetto XVI: dalla preghiera, ai dibattiti, ai ricordi. Queste righe le scrivo alla vigilia delle sue esequie.

Mi sembra opportuno richiamare al rispetto dell’uomo e del suo servizio non perché non sia lecito avere opinioni personali, ma occorre onestà intellettuale che prima di parlare chiede di documentarsi, riflettere, studiare ed approfondire.

Quanti conoscono o hanno letto le encicliche di Benedetto XVI?

“Deus Caritas Est (2005); “Spes Salvi (2007)”; “Caritas in Veritate (2009)” e “Lumen Fidei” conclusa e firmata da Papa Francesco (2013).

Invito tutti a meditare il suo testamento spirituale e farne tesoro.

Don Giovanni

 

29 agosto 2006

Il mio testamento spirituale

 

Se in quest’ora tarda della mia vita guardo indietro ai decenni che ho percorso, per prima cosa vedo quante ragioni abbia per ringraziare. Ringrazio prima di ogni altro Dio stesso, il dispensatore di ogni buon dono, che mi ha donato la vita e mi ha guidato attraverso vari momenti di confusione; rialzandomi sempre ogni volta che incominciavo a scivolare e donandomi sempre di nuovo la luce del suo volto. Retrospettivamente vedo e capisco che anche i tratti bui e faticosi di questo cammino sono stati per la mia salvezza e che proprio in essi Egli mi ha guidato bene.

 

Ringrazio i miei genitori, che mi hanno donato la vita in un tempo difficile e che, a costo di grandi sacrifici, con il loro amore mi hanno preparato una magnifica dimora che, come chiara luce, illumina tutti i miei giorni fino a oggi. La lucida fede di mio padre ha insegnato a noi figli a credere, e come segnavia è stata sempre salda in mezzo a tutte le mie acquisizioni scientifiche; la profonda devozione e la grande bontà di mia madre rappresentano un’eredità per la quale non potrò mai ringraziare abbastanza. Mia sorella mi ha assistito per decenni disinteressatamente e con affettuosa premura; mio fratello, con la lucidità dei suoi giudizi, la sua vigorosa risolutezza e la serenità del cuore, mi ha sempre spianato il cammino; senza questo suo continuo precedermi e accompagnarmi non avrei potuto trovare la via giusta.

 

Di cuore ringrazio Dio per i tanti amici, uomini e donne, che Egli mi ha sempre posto a fianco; per i collaboratori in tutte le tappe del mio cammino; per i maestri e gli allievi che Egli mi ha dato. Tutti li affido grato alla Sua bontà. E voglio ringraziare il Signore per la mia bella patria nelle Prealpi bavaresi, nella quale sempre ho visto trasparire lo splendore del Creatore stesso. Ringrazio la gente della mia patria perché in loro ho potuto sempre di nuovo sperimentare la bellezza della fede. Prego affinché la nostra terra resti una terra di fede e vi prego, cari compatrioti: non lasciatevi distogliere dalla fede. E finalmente ringrazio Dio per tutto il bello che ho potuto sperimentare in tutte le tappe del mio cammino, specialmente però a Roma e in Italia che è diventata la mia seconda patria.

A tutti quelli a cui abbia in qualche modo fatto torto, chiedo di cuore perdono.

 

Quello che prima ho detto ai miei compatrioti, lo dico ora a tutti quelli che nella Chiesa sono stati affidati al mio servizio: rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere! Spesso sembra che la scienza — le scienze naturali da un lato e la ricerca storica (in particolare l’esegesi della Sacra

Scrittura) dall’altro — siano in grado di offrire risultati inconfutabili in contrasto con la fede cattolica. Ho vissuto le trasformazioni delle scienze naturali sin da tempi lontani e ho potuto constatare come, al contrario, siano svanite apparenti certezze contro la fede, dimostrandosi essere non scienza, ma interpretazioni filosofiche solo apparentemente spettanti alla scienza; così come, d’altronde, è nel dialogo con le scienze naturali che anche la fede ha imparato a comprendere meglio il limite della portata delle sue affermazioni, e dunque la sua specificità. Sono ormai sessant’anni che accompagno il cammino della Teologia, in particolare delle Scienze bibliche, e con il susseguirsi delle diverse generazioni ho visto crollare tesi che sembravano incrollabili, dimostrandosi essere semplici ipotesi: la generazione liberale (Harnack, Jülicher ecc.), la generazione esistenzialista (Bultmann ecc.), la generazione marxista. Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita — e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo.

 

Infine, chiedo umilmente: pregate per me, così che il Signore, nonostante tutti i miei peccati e insufficienze, mi accolga nelle dimore eterne. A tutti quelli che mi sono affidati, giorno per giorno va di cuore la mia preghiera.

Benedictus PP XVI

 

 

2023

01/01/2023

Carissimi,

faccio mie le parole di papa Francesco: “A tutti gli uomini e le donne di buona volontà, auguro di costruire giorno per giorno, come artigiani di pace, un buon anno”.

Da cinquantasei anni il 1° gennaio è Giornata mondiale della pace. Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace. Con questo tema, papa Francesco ci invita ad avere uno sguardo attento sulla realtà e sulle vicende umane con il cuore aperto alla speranza e fiducioso in Dio che si fa presente e orienta il nostro cammino.

  • Dal messaggio del papa: il Covid ha destabilizzato la nostra vita ordinaria e ha interessato tutto il pianeta provocando un malessere generale e ha fatto emergere ancora di più contraddizioni e disuguaglianze.

Che cosa ha evidenziato questa situazione di pandemia?

  • La fragilità – la consapevolezza che abbiamo bisogno gli uni degli altri – che nessuno si può salvare da solo e che la fiducia nel progresso si è trasformata in una intossicazione individualistica e idolatrica.
  • Ci sono però anche dimensioni positive: un benefico ritorno all’umiltà, un senso rinnovato di solidarietà, un impegno in certi casi veramente eroico.

Da tutto questo abbiamo imparato a rimettere al centro la parola “insieme” e che solo la pace che nasce dall’amore fraterno e disinteressato può aiutarci a superare le varie crisi.

  • Dopo il Covid la guerra e il rincaro del costo della vita.

Mentre per il Covid si è trovato un vaccino, per la guerra non si sono trovate soluzioni adeguate. Il virus della guerra è più difficile da combattere perché proviene dal cuore umano.

  • Che cosa ci è chiesto di fare?

Lasciarci cambiare il cuore dal Signore e pensare a un “noi” aperto alla fraternità. Inoltre rivisitare la garanzia della salute pubblica, promuovere azioni di pace, combattere il virus delle disuguaglianze, garantire il salario minimo, sviluppare l’accoglienza e l’integrazione.

“Solo spendendoci in queste situazioni, con un desiderio ottimista ispirato all’amore infinito e misericordioso di Dio, potremo costruire un mondo nuovo e contribuire ad edificare il Regno di Dio, che è Regno di amore, di giustizia e di pace”.

Questo è un possibile schema per leggere il messaggio di papa Francesco che esorto a fare.

Buon anno nel Signore !

 

Don Giovanni

 

NATALE DI NOSTRO SIGNORE

25/12/2022

Carissimi,

siamo chiamati a vivere il Mistero della nascita di Gesù Salvatore e come tale: parole, immagini, musiche, sentimenti esprimono aspetti veri ma non completamente; c’è un “oltre” che ci supera e ci chiede di continuare a cercare.

Scoprire il Natale è scoprire la presenza di una iniziativa divina e di conseguenza constatare l’esistenza di un piano, di un disegno di Dio, è cioè propriamente ciò che Dio vuole fare nella storia, il Suo piano di amore e di salvezza per gli uomini. Il disegno di Dio è un invito ad aprire il cuore e le braccia alla sua presenza in questo tempo storico del 2022. Natale è fare posto a Gesù in noi e fare posto agli altri in noi. Siamo posti di fronte a due realtà: accogliere il dono di Dio o rifiutare il dono di Dio. Anche oggi è possibile non aprire gli occhi e non comprendere che il Signore si appoggia e si esprime nella bontà, umiltà, mitezza, amabilità, dono di sé. Natale è ripartire da Dio e significa cercarlo con insistenza e perseveranza. Significa contagiare gli altri di una Santa inquietudine che senza sosta ricerca il volto nascosto del Padre. Il Natale che entra nella nostra vita significa la capacità di vivere in questo mondo da figli di Dio.

 

L’augurio lo esprimo con questa preghiera:

 

Mio Dio, mio Dio bambino,

povero come l’amore,

piccolo come un piccolo d’uomo,

umile come la paglia dove sei nato.

Mio piccolo Dio,

che impari a vivere questa nostra stessa vita,

che domandi attenzione e protezione,

che hai ansia di luce,

mio Dio incapace di difenderti

e di aggredire e di fare del male,

mio Dio che vivi soltanto se sei amato,

che altro non sai fare che amare

e domandare amore,

insegnami che non c’è altro destino

che diventare come te,

carne intrisa di cielo, sillaba di Dio;

come te, che cingi per sempre in un abbraccio

l’amarezza di ogni tua creatura

malata di solitudine.

Ermes Ronchi

 

Auguri di un Santo Natale!

 

Don Giovanni

DOMENICA DELLA DIVINA MATERNITÀ

18/12/2022

Carissimi,

per la nostra liturgia Ambrosiana, la VI domenica di Avvento è la domenica dell’Incarnazione o della Divina Maternità della Beata sempre vergine Maria. Il Rito Romano celebra la Madre di Dio il primo giorno dell’anno.

Quale il significato? Il cristianesimo unisce profondamente il Divino e l’umano. Ciò che è nostro, di questa terra, interessa, viene assunto e fatto proprio da parte di Dio, tranne il peccato. Incarnazione è farsi presente in ogni contesto umano di una dimensione divina che trasforma e rende l’umanità parlante di un oltre che è solo di Dio. Non è certamente facile e resta sempre uno “scandalo”. Durante la celebrazione come nel giorno dell’Annunciazione e del Natale, alle parole “e per opera dello Spirito Santo si è fatto uomo” saremo invitati a metterci in ginocchio. Con questo gesto vogliamo riconoscere l’opera di Dio, prostrarci, accoglierlo, adorarlo. Perché l’umano è così importante e imprescindibile per il cristiano? Perché tutto ciò che è umano anche nella sua fragilità più estrema è stato visitato e redento da Cristo vero uomo.

Con il giorno 16 dicembre è iniziata la novena e le Ferie prenatalizie “dell’Accolto”. Le letture di Rut, di Ester e di Zaccaria parlano di situazioni ormai compromesse e rassegnate. L’irruzione del divino offre una ripartenza inaspettata, una energia nuova che da’ vita a vite che credevano di essere ormai spente.

Viviamo questa ultima settimana con intensità spirituale. Colui che viene è il dono grande che vuole fecondare il nostro vissuto aprendolo a una speranza che solo Lui può dare.

“Uscire da tutto ciò che ci impedisce di accorgerci del Dio che viene” (card.Martini).

Don Giovanni

 

Il Precursore

11/12/2022

Carissimi,

per la nostra Liturgia Ambrosiana, la quinta domenica di Avvento, è l’ultima prima di contemplare la Divina Maternità della Vergine Maria.

La domenica del Precursore è incentrata su Giovanni Battista “testimone per dare testimonianza alla luce perché tutti credessero per mezzo di lui”. La parola di Dio ci propone atteggiamenti in grado di valorizzare e cambiare la nostra vita.

  • Entrerà nel suo tempio il signore che voi cercate, l’angelo dell’alleanza che voi sospirate viene, però da un villaggio: Betlemme così piccolo da essere stato dimenticato anche se è stato il luogo della nascita del re Davide e di Gesù. Betlemme casa della carne, casa del pane.

ll Signore viene nel nascondimento, di ciò che è piccolo agli occhi abi- tuati allo sfavillio e abbiamo bisogno di collirio per tornare a vedere.

  • “Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo o libero; non c’è maschio o femmina, perché tutti siete uno in Cristo Gesù e vi siete rivestiti di Cristo.” Rivestirsi per avere dignità lo possiamo e dobbiamo fare per confermarci a Lui vero uomo.
  • “Dio nessuno lo ha mai visto; il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è Lui che lo ha rivelato.”

Basterebbe questa sola verità per disporci ad accogliere il Natale; Lui, così unico viene a donarci una salvezza che è liberazione dal male. Il male c’è e lavora, ma è stato sconfitto e il cristiano è l’uomo della Speranza proprio perché accoglie e vive della novità di Dio.

I prossimi giorni saranno intensi perché si avvicina una scadenza; ma non ci impediscano di trovare spazi di interiorità per il bene nostro e dei nostri cari.  Il Natale è troppo importante per essere sciupato.

 

Don Giovanni

 

IL SIGNORE VIENE

4/12/2022

Carissimi,

quarta domenica di Avvento incentrata sull’Ingresso del Messia. La Liturgia insiste sulla Parola che dura per sempre e non come l’uomo che è fiore del campo che appassisce quando soffia il vento. Questa Parola eterna assicura una venuta:

Ecco il vostro Dio viene con potenza

Ecco io vengo a fare la tua volontà

Ecco, a te viene il tuo re

Benedetto Colui che viene nel nome del Signore.

Una venuta non solo desiderata ma anche preparata con cura. E’ una caratteristica di Dio: desiderare e preparare perché è un gesto del cuore e dell’amore. L’amore vero necessita di riti, di tempi, di desideri che superano l’immediato.

La venuta ha come modalità: la tenerezza – porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri e l’umiltà – il tuo re, mite seduto su un’asina.

Parola – tenerezza – umiltà. Se vogliamo accogliere questo Signore Lui ha già scelto le modalità. A noi tocca sintonizzarci con Lui.

Ci potrebbe aiutare questa riflessione:

 

“E’ tempo di Avvento. E se riflettiamo su tutto quello che, parlando come Giobbe con Dio, dobbiamo dire, sperimentiamo quanto seriamente, quanto pressantemente e quanto veramente sia tempo di Avvento anche oggi, anche per noi. Penso che dovremmo per prima cosa accettare semplicemente questo fatto. L’Avvento è una realtà anche per la chiesa. Dio non ha suddiviso la storia in una metà luminosa e in una metà oscura. Non ha suddiviso gli uomini in uomini da lui redenti e in uomini da lui dimenticati. Esiste solo un’unica storia indivisibile, che è tutta quanta contraddistinta dalla debolezza e dalla miseria dell’uomo e che sta tutta quanta sotto l’amore misericordioso di Dio, che continua ad avvolgerla e a sorreggerla.

Il nostro secolo ci costringe a imparare di nuovo la verità dell’Avvento: la verità cioè che è sempre stato tempo di Avvento e che tempo di Avvento continua sempre a essere. La verità che tutta l’umanità è un’unica umanità davanti al volto di Dio. Che tutta l’umanità giace nelle tenebre, ma anche che tutta l’umanità è illuminata dalla luce di Dio. Ma se è vero che è sempre stato tempo di Avvento e che tempo di Avvento continua sempre a essere, ciò significa anche che per nessun periodo della storia Dio sarebbe per così dire solo passato, un passato che sta già alle nostre spalle e in cui tutto è già stato fatto. Bensì per tutti noi Dio è l’origine da cui veniamo e, nello stesso tempo, sempre anche il futuro verso cui andiamo. E ciò significa inoltre che tutti quanti possiamo trovare Dio soltanto andandogli incontro come a colui che viene, come a colui che attende e vuole che ci mettiamo in cammino.”

 Joseph Ratzinger

 

e questa preghiera:

 

VIENI NELLA MANGIATOIA SIGNORE

Vieni presto, Signore Gesù,

nelle fasce, non nelle lacrime,

vieni nell’umiltà e non nella potenza,

nella mangiatoia e non sulle nubi,

nelle braccia di tua madre

e non su un trono di maestà,

su un asino e non tra i cherubini;

vieni verso di noi e non contro di noi,

per salvarci e non per giudicarci,

per visitarci nella pace

e non per condannarci nel furore.

Se tu verrai così, Signore Gesù,

invece di sfuggirti,

noi fuggiremo verso di te.

                                   Pietro di Celle 

Don Giovanni

 

Nel deserto della vita

27/11/2022

Carissimi,

terza settimana di Avvento: settimana delle Profezie adempiute. Propongo alcune espressioni che potrebbero aiutare a trovare ancor più sintonia con questo Tempo forte.

  • Il deserto: Israele c’è rimasto per 40 anni ed è stato un tempo esclusivo tra Dio e il suo popolo, un tempo degli inizi come un fidanzamento. I Profeti ne fanno riferimento, Osea in particolare e anche nel Cantico dei Cantici: “L’attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”. Giovanni Battista inizia a predicare nel deserto. Forse che Dio vuole condurci lì per parlare al nostro cuore?
  • Il Signore ha un disegno amoroso che è quello di stabilire un rapporto d’unione che dia pienezza alla nostra vita perché Lui vuole una religione d’unione. Fermiamoci: Dio vuole un legame con me per trasferirmi la sua pienezza di vita. Perché? Lui è Dio di relazione d’amore. Non guarda la mia piccolezza e inadeguatezza ma solo che sono amabile.
  • Che cosa fare? Un silenzio che ascolta per udire i passi e la voce di Dio. Solo così si può preparagli la strada. Noi moderni dobbiamo rifarci la cella interiore, difesa dal frastuono esteriore, dalle distrazioni e da tutto ciò che è superfluo. Forse dobbiamo rifare la capacità di ascoltare noi stessi nel profondo. Propongo di coltivare spazi che abbiano questa finalità.

Riprendo un’omelia di San Carlo:

Il Padre per smisurato amore verso noi peccatori ha mandato il suo Unigenito

per liberarci dalla tirannia del peccato,

per invitarci al cielo,

per comunicarci i segreti celesti,

per dimostrarci la verità,

per insegnarci i costumi,

per seminare in noi le virtù,

per arricchirci dei tesori della Grazia,

per farci figli suoi ed eredi e possessori della vita eterna

 

Due preghiere:

 

DONAMI LA TUA PRESENZA

Signore, Padre santo e buono, concedimi:

un’intelligenza che ti conosca,

un cuore che ti senta,

uno spirito che ti gusti,

un ardore che ti cerchi,

una sapienza che ti trovi,

un’anima che ti comprenda,

occhi del cuore che ti vedano,

una vita che ti sia gradita,

una perseveranza che ti attenda,

una morte santa.

Donami la tua presenza,

la santa risurrezione,

una  buona ricompensa:

la vita eterna. Amen

Anonimo del IX secolo

 

LASCIA CHE TI VEDA

Comanda e ordina ciò che vuoi, ti prego,

ma guarisci e apri le mie orecchie

affinché possa udire la tua voce.

Guarisci e apri i miei occhi

affinché possa vedere i tuoi cenni …

Dimmi da che parte devo guardare

affinché ti veda…

Sento che devo ritornare a te;

a me che busso si  apra la porta;

insegnami come si può giungere fino a te…

Ma ignoro da dove si deve partire

per giungere fino a te.

Tu suggeriscimelo,

tu mostrami la via

e forniscimi ciò che necessita al viaggio.

Se con la fede ti ritrovano

coloro che tornano a te,

dammi la fede;

se con la virtù, dammi la virtù;

se con il sapere, dammi il sapere.

Aumenta in me la fede,

aumenta la speranza,

aumenta la carità.

S.Agostino d’Ippona

 

Buon Cammino!

Don Giovanni

 

 

 

 

AVVENTO

20/11/2022

Carissimi

             quale contributo al raccoglimento di Avvento, propongo questo accorato invito di San Bernardo nel suo primo sermone di Avvento:

 “Oggi, fratelli, celebriamo l’inizio dell’Avvento. Questo nome, come quello delle altre solennità, è abbastanza celebre è noto al mondo, ma il suo significato non è forse altrettanto conosciuto.

Infatti, i poveri figli di Adamo, trascurando di studiare le cose importanti e salutari, cercano piuttosto le cose caduche e transitorie. A chi paragoneremo gli uomini di questa generazione (cfr Mc 4, 30 e Lc 7, 31) che vediamo incapaci di staccarsi e separarsi dalle consolazioni terreni e caduche? Sono certamente simili a quei naufraghi che, in procinto di venir sommersi dalle acque, si aggrappano a qualsiasi cosa, la prima che capiti loro tra mano, e la tengono fortemente stretta, anche se si tratta di cose che in nessun modo possono portare aiuto (cfr Is 30, 5), come radici di erbe e cose simili. E se qualcuno viene in loro aiuto, capita talvolta che lo trascinano con sé, sicché non può più aiutare né loro, né se stesso.

Così periscono in questo mare grande e spazioso (cfr Sal 104, 25), così periscono i miseri, mentre, seguendo le cose periture, perdono quelle solide, attaccandosi alle quali potrebbero riemergere salvare la loro vita (cfr Gc 1, 21). Non infatti della vanità, ma della verità è detto: “La conoscerete ed essa vi farà liberi” (cfr Gv 8, 32). Voi dunque, fratelli, ai quali, in quanto piccoli, Dio rivela quelle cose che tiene nascoste ai sapienti e prudenti (cfr Mt 11, 25), occupatevi di quelle cose che sono veramente salutari, facendone oggetto dei vostri assidui pensieri.

Riflettete con cura al significato di questo Avvento, investigando chi sia Colui che viene, donde venga, dove vada, che cosa venga a fare, quando e per quale via egli venga.

Certamente è questa una curiosità degna di lode e salutare: infatti la Chiesa universale non celebrerebbe questo Avvento con tanta devozione, se non si nascondesse in esso un qualche grande sacramento (cfr Ef 5, 32)”.

Inoltre questa espressione di Papa Benedetto XVI: “Celebrare l’Avvento significa guardare francamente in faccia tutta la realtà e tutto il peso della nostra esistenza cristiana e presentarli davanti al volto giudicante e salvante di Dio, anche quando non abbiamo alcuna risposta da dare a essi, bensì non ci rimane altro che lasciare che sia Dio stesso a dare la risposta e dirgli come siamo senza risposte nella nostra oscurità. Credere infatti e guardare senza timore e a viso aperto tutta la realtà”.

 

 Don Giovanni

 

Un nuovo anno liturgico

13/11/2022

Carissimi,

il Signore ci dona un nuovo Anno Liturgico che inizia con l’Avvento chiamato anche popolarmente “Quaresima di S.Martino” perché inizia con la domenica che segue la festa del santo vescovo di Tours (11 novembre) e prepara la chiesa a celebrare il Mistero della manifestazione nella carne del Verbo di Dio.

  • E’ un tempo per aiutarci ad alzare il nostro sguardo a aprire il nostro cuore perché possiamo imparare ad accogliere ogni giorno il Signore che viene.
  • E’ un tempo di gioiosa e devota attesa che invita a un cammino di conversione e di rinnovamento perché il Signore chiede l’esclusiva e non essere collocato tra le tante incombenze da fare.
  • E’ un tempo non solo di preparazione al Natale ma all’intero arco di celebrazioni liturgiche che dal Natale arrivano alla Quaresima.
  • E’ un tempo per aprirci alla speranza, ricordandoci che Dio è sempre con noi, non ci abbandona mai e continua a camminare al nostro fianco anche nei momenti di fatica e di dolore.
  • E’ un tempo favorevole per svegliarci dal sonno dell’indifferenza.

Siamo chiamati a uscire da un modo di vivere rassegnato e abitudinario, e ad uscire alimentando speranze, alimentando sogni per un futuro nuovo. […] L’Avvento ci invita a un impegno di vigilanza guardando fuori da noi stessi, allargando la mente e il cuore per aprirci alle necessità della gente, dei fratelli, al desiderio di un mondo nuovo. È il desiderio di tanti popoli martoriati dalla fame, dall’ingiustizia, dalla guerra; è il desiderio dei poveri, dei deboli, degli abbandonati. Questo tempo è opportuno per aprire il nostro cuore, per farci domande concrete su come e per chi spendiamo la nostra vita. (papa Francesco, Angelus, 2 dicembre 2018).

  • E’ un tempo per ritornare all’essenziale, a ciò che è veramente importante liberandoci da tanta superficialità; per ritrovare semplicità e che il Signore è l’unico e indispensabile bene.
  • E’ un tempo per riscoprire l’importanza della preghiera come ci invita il nostro Arcivescovo nella sua Lettera pastorale.

Buon cammino e buon Avvento.

 

Don Giovanni

 

I primi giorni di novembre

6/11/2022

Carissimi,

questi sono giorni intensi di raccoglimento e di preghiera. La commemorazione di tutti i fedeli defunti segue immediatamente la solennità di tutti i Santi quasi formando una unica celebrazione: infatti è sempre il mistero di Cristo che si celebra, della cui santità partecipano i Santi del cielo e della terra nella cui resurrezione vivono tutti i morti che credono in Lui, del cui corpo siamo parte anche noi vivi, ancora pellegrini verso il Regno.

 In questa universale comunione, la commemorazione dei defunti non è una memoria triste, ma la celebrazione Pasquale di una circolazione di grazia che, alimentata dalla sorgente inesauribile dell’Amore che ha trionfato sulla morte, supera ogni barriera e unisce il cielo e la terra nella lode del Signore e nella invocazione della sua misericordia, tenendo accesa la speranza nella vita senza fine per tutti. La data del 2 novembre è stata fissata in ambito monastico e poi successivamente estesa in tutta la Chiesa.

Riporto alcune espressioni della scrittura:

– Sei tu il mio Signore perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo Santo veda la corruzione (salmo 15);

– Come un Padre è pietoso verso i suoi figli, così è pietoso l’Eterno verso quelli che lo temono perché ricorda che noi siamo polvere (salmo 103);

– Non abbiate paura, voi!  so che cercate Gesù il Crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto (Mt 28, 5-6)

– Io sono la Risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo? (Gv 11, 25-26)

Inoltre alcune indicazioni desunte dal sinodo 47° della nostra diocesi circa il suffragio dei defunti.

Con le dovute attenzioni, perché non vivere la veglia funebre quale preghiera di suffragio e quale gesto di condivisione del dolore da parte della comunità cristiana? Questo momento di preghiera e di annuncio Pasquale può essere animato anche da laici.

  • Lodevole la celebrazione dell’Eucarestia per i propri defunti anche se la celebrazione è sempre per tutta la Chiesa e per tutta l’umanità.
  • Nelle domeniche e feste di precetto non siano previste a livello parrocchiale celebrazioni eucaristiche con l’intenzione per singoli defunti, mentre la comunità cristiana può lodevolmente ricordare i nomi delle persone morte durante la settimana.
  • Come parrocchia, per il momento, non si accettano più di tre intenzioni per celebrazione quale cammino verso l’indicazione sinodale.
  • È fortemente auspicabile che la partecipazione all’Eucarestia sia anche con la comunione.

Ciò che conta è che ogni preghiera e gesto sia vissuto nel contesto dell’annuncio Pasquale.

Don Giovanni

 

NOVEMBRE

30/10/2022

Carissimi,

iniziamo il mese di novembre così intenso nel suo inizio: solennità di Tutti i Santi, commemorazione dei fedeli defunti, conclusione dell’Anno Liturgico e Avvento per uno nuovo.

– Nel Credo degli Apostoli: Credo la Comunione dei Santi. Si intende un’intima unione in Cristo tra i fedeli vivi e defunti, e una mutua comunicazione tra essi di beni spirituali. La chiesa è il corpo mistico di cui Cristo è il capo e i fedeli le varie membra. Come chiesa si intende: la chiesa della gloria – i santi; la chiesa della purificazione, anche i defunti e la chiesa pellegrina sulla terra. C’è un’unica chiesa dove i meriti degli uni sono a beneficio degli altri; è un’unione viva e reale. Il fondamento biblico è notevole e tra tutti: “chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato” (Mt 10,40); “Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme, e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui. Ora voi siete corpo di Cristo e sue membra, ciascuno per la sua parte (1 Cor 12, 26-27). Da questa breve presentazione due conseguenze: ricordare questa bellezza ed essere consapevoli che vivere in Grazia di Dio è anche edificare la chiesa ciascuno con la propria parte. Nel battesimo, nei matrimoni, nelle ordinazioni sacerdotali, nelle esequie, si invocano santi diversi che possono accompagnare in quel momento la vita di chi riceve quei Sacramenti.

– Commemorazione di tutti i fedeli defunti. La visita al cimitero, la celebrazione di S.Messe, opere di carità in ricordo del defunto sono aspetti lodevoli. Oggi siamo di fronte a un cambiamento a come vivere tutto questo. C’è la tendenza a “privatizzare” la morte in quanto sottratta all’attenzione della comunità e relegata ai soli famigliari. Il tempo del Covid ha accelerato il fenomeno della cremazione che merita alcune considerazioni: la chiesa non la proibisce ma la celebrazione deve essere con la presenza della salma e non dell’urna cineraria. La legge civile da’ la possibilità di conservare l’urna in casa o di disperdere le ceneri. La Congregazione per la Dottrina della fede ha affermato che la sepoltura o la tumulazione è la forma più idonea per esprimere la fede e la speranza nella risurrezione corporale. La conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica non è consentita come anche non possono essere divise tra i vari nuclei familiari. Su questa realtà dovremo confrontarci sempre di più come anche che cosa significhi partecipare alle esequie quando l’Eucaristia celebrata vede pochissime comunioni e a volte anche da parte dei parenti più stretti. Credo la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Come vivo e che posto occupa nella mia vita questa verità di fede?

 

Don Giovanni

 

Di Me sarete testimoni (At. 1, 8)

23/10/2022

Carissimi,

             è la domenica del mandato: Giornata Missionaria Mondiale.

Con il messaggio del 6 gennaio Papa Francesco si sofferma sul tema della missione, da vivere in Comunione e con l’esempio per dare testimonianza a Cristo: “I missionari di Cristo non sono inviati a comunicare se stessi, a mostrare le loro qualità e capacità persuasive o le loro doti manageriali. Hanno invece l’altissimo onore di offrire Cristo, in parole e azioni, annunciando a tutti la Buona Novella della sua salvezza con gioia e franchezza come i primi apostoli”.

1) Di me sarete testimoni – La chiamata di tutti i cristiani a testimoniare Cristo.

C’è una dimensione comunitaria ed ecclesiale. Ogni battezzato è chiamato alla missio ne della Chiesa e la missione si fa insieme, non individualmente, non di propria inizia tiva. Ognuno, ovunque si trovi, compie sempre un gesto ecclesiale ed è la comunità che porta avanti la missione.

2) Ai discepoli è chiesto di vivere la vita personale in chiave di missione, cioè da inviati.    L’essenza della missione è testimoniare Cristo. Il vero testimone è “il martire”, Colui che dà la vita per Cristo. Evangelizzare e testimoniare.

3) Fino ai confini della terra.

La dimensione dell’universalità è un movimento centrifugo: da Gerusalemme fino ai confini della terra.

4) Riceverete la forza dello Spirito Santo. Lasciarsi sempre fortificare e guidare dallo Spi- rito.

Ogni discepolo è chiamato a riconoscere l’importanza fondamentale dell’agire dello Spirito, a vivere con Lui nel quotidiano e a ricevere costantemente la forza e l’ispira- zione da Lui. E’ lo spirito protagonista della Missione.

Un sogno: una chiesa tutta missionaria e una nuova stagione dell’azione missionaria.

Maria, regina delle missioni, prega per noi.

Questo è lo schema del messaggio di Papa Francesco.

L’augurio e di avvertire l’urgenza e l’importanza della missione affidata anche a me.

 

Inizia la visita delle famiglie. Per il sacerdote è un momento veramente bello e prezioso, motivo di ascolto e di preghiera. Vorrei che la comunità mi accompagnasse e si sentisse presente. Non vado a nome mio ma di tutta la comunità. Ci sia una preghiera per le famiglie e i luoghi di lavoro.

Gesù ha inviato i suoi dicendo: “Andate e non portate niente con voi se non la mia parola”.

Viviamo insieme questo tempo e sogno che nei prossimi anni alcuni di voi possano intraprendere questo servizio con semplicità e fiducia. C’è posto per tutti.

 

Don Giovanni

 

Giornate Eucaristiche

16/10/2022

Carissimi,

                le Giornate Eucaristiche (Quarantore) sono giorni particolari nella vita di una comunità durante i quali nella parrocchia viene data la possibilità di sostare presso Gesù Eucaristico. Sono un’opportunità per rinverdire la nostra fede nella presenza reale di Gesù nel Santissimo Sacramento.

Quest’anno vogliamo condividere questa esperienza con le parrocchie della comunità di Lentate come segno di un unico cammino. Da anni c’è una U.P.G (unità pastorale giovanile) tra Lentate e Barlassina. Oltre a sostenere ed incrementare questa scelta della Diocesi vogliamo muovere alcuni passi anche come adulti. L’esperienza di trovarci a celebrare l’unica Eucarestia ci sproni a comprendere che senza perdere la propria identità c’è un legame profondo a partire dalla celebrazione e guardare a ciò che c’è prima e ci unisce.

“L’Eucarestia fa la chiesa e la chiesa fa l’Eucaristia”. Gesù mediante l’Eucarestia, unisce i cristiani a sé stesso e tra di loro in un unico corpo.

 Ecco il calendario:

– Mercoledì 19 ore 21:00 

a Barlassina: Santa Messa anche con la comunità  di Lentate per l’inizio delle Giornate Eucaristiche;

Giovedì 20  ore 21:00

a Copreno: Santa Messa

 è sospesa la Santa Messa delle 20:30 a Barlassina;

– Venerdì 21 ore 09.00  –  12.00

a Barlassina: Esposizione

– Venerdì 21 ore 21.00

a Birago, Serata Penitenziale

– Sabato 22 ore 09.00  –  12.00

a Barlassina: Esposizione

ore 15.00  –  18,00

a Barlassina: Esposizione

– Domenica 23  ore 15.30 

a Lentate, Parrocchia San Vito: Vespri e benedizione conclusiva Giornata Missionaria Mondiale.

Don Giovanni

Vite che parlano

09/10/2022

Carissimi,

             Il mese di ottobre si caratterizza come mese missionario perché in esso nella 4^ domenica si celebra la Giornata Missionaria Mondiale.

Il tema di quest’anno è: “Vite che parlano”.

Così Papa Francesco nel suo messaggio: “come Cristo è il primo inviato, cioè missionario del padre e, in quanto tale, è il suo “testimone fedele”, così ogni cristiano è chiamato a essere missionario e testimone di Cristo. E’ la Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo, che non ha altra missione se non quella di evangelizzare il mondo, rendendo testimonianza a Cristo. L’identità della Chiesa è evangelizzare.

Di me sarete testimoni (At 1,8)”

In quest’anno si ricordano importanti anniversari per la vita e la missione della Chiesa, quali 400 anni della congregazione di “De Propaganda Fide” oggi denominata “per l’evangelizzazione dei popoli” con l’auspicio che le Chiese locali possano trovare le condizioni per alimentare lo Spirito missionario del popolo di Dio.

Inoltre prosegue il “cammino sinodale della Chiesa italiana” che prevede l’approfondimento di quanto “ascoltato” nell’anno precedente. Le vite che parlano sono quelle di tanti missionari che esprimono i doni di Dio e la generosità della risposta di tanti uomini e donne. Anche noi vogliamo migliorare a far sì che le nostre vite “parlino” e siano nella semplicità una testimonianza del Signore e del suo amore. Vogliamo che la testimonianza sia anche la capacità di suscitare nuove presenze e collaborazioni al fine di lavorare insieme.

Le domeniche di ottobre saranno così caratterizzate:

Chiamati ad essere testimoni nella gratuità;    servi …. perdono

Chiamati ad essere testimoni del dono ricevuto;    riconoscenti

Chiamati ad essere testimoni nella fedeltà di Dio;   fiduciosi

Chiamati ad essere testimoni di missionarietà e fraternità;   solidali

Chiamati ad essere testimoni della salvezza;    amanti della vita

 

Don Giovanni

Vivere per-dono

02/10/2022

Carissimi,

dal 29 settembre al 2 ottobre a Milano si svolgerà il Festival della Missione. Il titolo: Vivere per-dono vuole sottolineare il senso della cura per qualcuno e la logica stessa della missione che è quella di manifestare l’amore infinito di Dio per il mondo e l’umanità senza distinzioni. In un mondo che ha bisogno di un orizzonte più umano, più fraterno, più rispettoso della Casa Comune, c’è bisogno di nuova creatività e nuove energie. Le quattro giornate hanno avuto un pre-Festival a cui seguirà un post-Festival quale laboratorio missionario nazionale per “cercare le tracce di Dio nell’umanità”. Il senso di tutto è che nell’attuale contesto mondiale, sociale e religioso si vuole riprendere fiato per dare voce e gridare sopra i tetti che Dio è sempre con noi e che ci accompagna nella storia. Il logo: un gomitolo con i fili colorati che si srotolano dal basso. La sua forma a sfera richiama alla mente il nostro mondo. A definirlo non sono i contorni delle nazioni ma i colori “fondamentali” (bianco, rosso, verde, blu, giallo) dei continenti a cui tutti i Paesi, senza distinzioni si ispirano per le loro bandiere

Festa dell’Oratorio

SoStare con te è lo slogan dell’anno oratoriano 2022-2023. La proposta del Vescovo è quella di proporre ai ragazzi un tempo per stare insieme: sostare insieme per pregare e imparare a fermarsi, saper sostare, fare silenzio e incontrare il Signore con il suo amore. Gesù ha scelto i discepoli perché stessero con Lui. Proposte, iniziative, presenze vogliono essere un contributo affinché ci si incontri, si stia insieme e soprattutto diventi scoperta, incontro, sosta con Lui.

 

Don Giovanni

 

Giornata per il Seminario

25/09/2022

Carissimi,

dopo la domenica del Palio e prima della domenica della festa dell’Oratorio, celebriamo la Giornata per il Seminario. Questa giornata che si celebra ogni anno è un invito a pregare per il nostro Seminario diocesano che ha sede a Venegono Inferiore e per coloro che, in esso, vivono un cammino di discernimento. Il tema di quest’anno è “Pronti a servire” e secondo le parole del Papa preghiamo perché i giovani oltre ogni autoreferenzialità, rispondano con verità e con gioia: “Eccomi”. Preghiamo perché, nelle nostre comunità, non manchi la testimonianza attraente della disponibilità lieta al servizio, perché la chiesa tutta risplenda nel suo perseguire, con gratuità, il bene dell’uomo e nel suo farsi vicina agli ultimi.

Domenica 11 settembre abbiamo festeggiato don Marcello Grassi nel suo 30esimo di ordinazione sacerdotale. Dopo di lui non ci sono stati giovani della nostra comunità che abbiano intrapreso questa vocazione. Il mio appello è a tutti quei giovani che affascinati da una vita di gioia, di altruismo e di servizio, tengano in seria considerazione questa possibilità. E’ certamente un cammino di fede che non conosce età o condizione. Attualmente non c’è più in Diocesi il Seminario minore ma si può intraprendere questo discernimento almeno dopo la maturità scolastica. Ormai più della metà dei candidati al sacerdozio hanno alle spalle un percorso lavorativo e professionale. Siamo tutti coinvolti nell’avere a cuore questa prospettiva, proporla e coltivarla per la realizzazione del singolo e il servizio alla comunità.

Il Seminario necessita anche di sostegno economico e chi lo conosce sa’ quanto sia grande questa struttura voluta dal card. Schuster. La prima pietra fu posta il 6 febbraio 1928. Per quasi mezzo secolo la torre del Seminario è stata sede dell’Osservatorio di fisica terrestre e la Biblioteca ha un patrimonio librario di più di 140mila volumi oltre a un  Museo di Storia Naturale.

Così il nuovo Arcivescovo: “ La verità si rivela nella sua bellezza, nel suo fascino, nella sua dignità altissima: dare alla vita la qualità della vocazione a vivere la vita del Figlio di Dio. La parola che chiama abilita anche alla risposta, rende possibile dichiararsi pronti: eccomi!

Non perfettamente preparati, ma fiduciosi: non presumendo di essere all’altezza, ma disponibili; non desiderosi di un ruolo, di un potere, di una posizione di prestigio, ma contenti di servire” (Messaggio per la Giornata per il Seminario 2022)

Don Giovanni

 

Le Religioni

18/09/2022

Carissimi, dal 13 al 15 settembre, Papa Francesco ha compiuto il viaggio apostolico in Kazakhstan in occasione dell’apertura della sessione plenaria del VII Congresso dei capi, rappresentanti delle religioni mondiali e tradizionali e membri di varie organizzazioni non governative. Così il Papa: “Di fronte al mistero dell’infinito che ci sovrasta e ci attira, le religioni ci ricordano che siamo creature: non siamo onnipotenti, ma donne e uomini in cammino verso la medesima meta celeste. La creaturalità che condividiamo instaura così una comunanza, una reale fraternità.” Ha citato il poeta più celebre del paese: Abai (1845-1904) con queste sue espressioni: “Qual è la bellezza della vita, se non si va in profondità? Abbiamo bisogno di religione per rispondere alla sete di pace del mondo e alla sete di infinito che abita il cuore di ogni uomo.” I credenti sono chiamati a prendersi cura dell’umanità in tutte le sue dimensioni, diventando artigiani di comunione. Sempre Abai “Colui che permette il male e non si oppone al male non può essere considerato un vero credente, ma nel migliore dei casi, un credente tiepido. Chi abbandona l’apprendimento si priva di una benedizione e chi non è severo con se’ stesso e non è capace di compassione non può essere considerato credente.” La lingua kazaka invita ad avere uno sguardo buono su qualcuno. E’ la via della compassione, che rende più umani e più credenti. Questi brevi e parziali riferimenti vogliono suscitare una riflessione, una presa d’atto sul ruolo della religione oggi. Il Papa continua a ricordare che Religione e simboli religiosi non devono essere strumentalizzati per altri fini o giustificazioni di parte.

 

Domenica 18 settembre è la Giornata nazionale per il sostentamento del clero attraverso le offerte deducibili : strumento di corresponsabilità che inoltre libera risorse dell’ 8X1000. Ogni comunità dovrebbe rendersi autonoma nel sostenere economicamente i propri sacerdoti e le proprie strutture così da avere più risorse per la carità. Un invito a conoscere questa possibilità che è diversa dalle offerte domenicali o da altre offerte.

 

Don Giovanni

 

Kyrie - Alleluia – Amen

11/09/2022

Carissimi,

con il nuovo anno pastorale c’è l’avvicendamento tra don Andrea Zolli che andrà a Lissone, presso la parrocchia di Santa Maria Assunta, quale vicario parrocchiale e don Francesco Torrini che già da due anni ormai è tra noi.

A don Andrea, dopo 11 anni, possiamo solo dire “Grazie” per il suo essere prete e per essere stato tra noi. A don Francesco: “Benvenuto con la tua freschezza sacerdotale”. La comunità pastorale di Lentate comprende 5 parrocchie: Lentate, Camnago, Copreno, Birago, Cimnago, con i rispettivi oratori. A livello giovanile c’è anche il nostro oratorio. Un sacerdote ha di fronte una prospettiva nuova: l’attenzione ad ogni singola realtà e cercare ciò che è condivisibile a livello comunitario: scelte, celebrazioni, momenti formativi.

Sempre più anche il popolo di Dio entra nella logica non di difendersi ma di armonizzarsi. I giovani crescono già con l’idea di confrontarsi con altri; per noi adulti è un cambio radicale di prospettiva: quanto si è vissuto, e la realtà di oggi. “Abituati” ad avere due sacerdoti per parrocchia oggi è già “Grazia” averne uno. Questo momento oltre che di saluto, ringraziamento, festa, deve essere presa di coscienza. Comunità pastorale e Unità pastorale giovanile (UPG) non rimangano parole ma prospettiva di una chiesa oggi, viva, incarnata nel suo territorio, dove il dono della fede e la forza dello Spirito fanno camminare e crescere.

Tutti siano coinvolti anche nell’accoglienza e confronto con altre etnie ed esperienze religiose.

 

8 settembre, festa della natività della Vergine Maria a cui è dedicato il nostro Duomo di Milano. L’Arcivescovo Mario Delpini propone questo cammino: “Kyrie, Alleluia, Amen. Pregare per vivere, nella chiesa come discepoli di Gesù”.  Ecco alcuni passaggi: “Propongo di vivere il prossimo anno pastorale con l’incoraggiamento a verificare il modo di pregare delle nostre comunità. Ho l’impressione che sia una pratica troppo trascurata da molti, vissuta talora con inerzia e adempimento, più che come la necessità della vita cristiana. Cioè della vita vissuta in comunione con Gesù, irrinunciabile come l’aria per i polmoni. Neppure i consacrati, i preti, cristiani impegnati sono al riparo dalla tentazione di trascurare la preghiera”. Dovremo aiutarci e sostenerci vicendevolmente.

Facciamo nostra l’invocazione del Vangelo: “Signore, insegnaci a pregare”-

Su questa dimensione così importante e imprescindibile cercheremo di camminare.

Buon anno pastorale.

Don Giovanni

 

Giovanni Paolo I – Beato

04/09/2022

Carissimi,

per chi ha vissuto l’intensità dell’estate 1978 può essere un piacevole ricordo; per altri un’opportuna conoscenza.

6 agosto 1978, Solennità della Trasfigurazione di Nostro Signore, moriva Paolo VI. Il 26 agosto veniva eletto Papa il Card.Albino Luciani, con il nome di Giovanni Paolo I. Questa la sua spiegazione: “Io vengo dopo i due papi del Concilio Vaticano II, Giovanni XXIII e Paolo VI. Volendo continuare il cammino Conciliare intendo ereditare anche i loro nomi”. Trentatré giorni dopo, il 28 settembre moriva durante la notte. Il mondo ne fu sorpreso e sgomento. Sulla sua morte si sono fatte tante illazioni e congetture e scritto molto. La beatificazione avviene oltre a tutte le procedure previste per una guarigione straordinaria avvenuta per sua intercessione a favore di una bambina di Buenos Aires di 11 anni affetta da una grave malattia. Nato a Canale d’Agordo il 17 ottobre 1912, sacerdote a 23 anni, vescovo a 46 anni, Patriarca di Venezia il 15 dicembre 1969, Cardinale nel 1973.

Una sua caratteristica è stata quella di “parlare con semplicità, nella verità”, in modo a tutti comprensibile e chiamando un bambino nella catechesi del mercoledì. Viene ricordato come “Papa del sorriso e sorriso di Dio” o il “Papa di settembre”. Uomo certamente mite ma al contempo preparato e fermo nelle sue decisioni. Come lui stesso ebbe a dire nell’ultima udienza del 26 settembre ricordò di essere entrato 8 volte in ospedale e avere subito 4 interventi. Il suo stemma è stato: “l’Umiltà”. Lo vogliamo pregare perché ci doni il suo stesso amore e passione nel servire e amare la Chiesa.

Don Giovanni

 

 

“Papa Giovanni ha voluto consacrarmi lui, con le sue mani, qui nella Basilica di San Pietro. Poi indegnamente a Venezia gli sono succeduto sulla cattedra di San Marco. In quella Venezia che è ancora tutta piena di Papa Giovanni. Lo ricordano i gondolieri, le suore, tutti …

Mi chiamerò Giovanni Paolo. Intendiamoci, io non ho né la “sapientia cordis” di Papa Giovanni e neanche la preparazione e la cultura di Papa Paolo, però sono al loro posto, devo cercare di servire la Chiesa: spero mi aiuterete con le vostre preghiere.”

Giovanni Paolo I

 

Anniversario della Consacrazione della chiesa parrocchiale

28/08/2022

Carissimi,

sabato 27 agosto ricorre l’89esimo anniversario della Consacrazione della nostra chiesa per la preghiera del Card. Ildefonso Schuster. Questa circostanza ci invita nuovamente a riflettere sul dono e la missione di essere chiesa: dono perché ci precede una benevolenza, missione da vivere oggi qui. Come uno nasce in una famiglia, così anche a livello della fede siamo stati accolti da una comunità convocata dal Signore che si è presa cura di noi. Il dono e la gratuità precedono sempre qualsiasi impegno o azione.

La chiesa prima di essere istituzione è presenza dello Spirito che ama e guida a salvezza l’umanità. Ancora oggi “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito perché chiunque crede in Lui non muoia, ma abbia la vita eterna (Gv 3,16).

Sempre sabato 27 Agosto si terrà l’8° Concistoro di Papa Francesco per la creazione di nuovi cardinali. Il Collegio cardinalizio è composto da 208 porporati, di cui 117 elettori e 91 non elettori. Con il 27 agosto i cardinali saranno 229 di cui di cui 132 elettori. Non elettori significa che hanno più di 80 anni e qualora ci fosse un conclave non entrerebbero per eleggere il nuovo papa.

Dopo il 27 agosto i cardinali elettori saranno 54 europei, 38 delle Americhe, 20 dell’Asia, 17 africani, 3 dell’Oceania. Sarà sempre più una chiesa universale e come ha chiesto papa Francesco “preghiamo affinché confermando la loro adesione a Cristo, mi aiutino nel mio ministero di vescovo di Roma”.

C’è una chiesa diocesana che vuole vivere sempre più nella sinodalità in ascolto del bene e del bello che c’è.

Festeggiare l’anniversario della Consacrazione della chiesa, il Signore ci conceda di essere sempre più suoi e strumenti del suo amore.

 

 Don Giovanni

 

Solennità dell’Assunzione

15/08/2022

Fin dai primi secoli si è festeggiata la gloriosa assunzione di Maria in anima e corpo, prima ancora del dogma proclamato da Papa Pio XII nel 1950.

Con questo atto, il Papa si era fatto garante di verità di fede contenute nella Rivelazione e nella Sacra Scrittura, e dopo ampia consultazione dell’Episcopato.

Questa solennità, che ricorre a metà delle vacanze, ci ricorda di mettere al centro l’integrità della persona tra anima e corpo e che la nostra esistenza non termina su questa terra ma è chiamata a risorgere anche con il proprio corpo, come è toccato a Maria che diventa anticipazione e segno della nostra speranza cristiana.

La nostra umanità con Maria è già nella gloria.

Maria accanto a noi nella quotidianità (prega per noi adesso) diventa modello della Chiesa e ci invita a credere nella vita eterna e a prepararci a morire per risorgere.

  • Questa verità consolante, che posto occupa nel mio cammino di fede?

 

  • La vita eterna ispira desideri, pensieri, scelte?

 

  • Invoco Maria e cerco di imitarla nel suo “sì”, nell’umiltà, nel totale abbandono al Signore?

Don Giovanni

Domenica X dopo Pentecoste

14/08/2022

Carissimi,

qualche pensiero che possa aiutare la riflessione di questi giorni.

Domenica celebreremo la X Domenica dopo Pentecoste e nella rilettura della storia di Israele e dell’umanità c’è la figura di Salomone.

Nato nel 1011 circa a.C., muore nel 931 circa, terzo re d’Israele dopo Saul e Davide, suo padre.

I confini sono sicuri e regna un periodo di pace, benessere e prosperità. Salomone ha legato il suo nome al tempio, il tempio di Salomone, e alla Sapienza.

La prima lettura presenta il Signore che appare in sogno a Salomone e dice “chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda”. Salomone ripercorre la storia dei suoi padri, la fedeltà di Dio alle sue promesse e dice:

  • sono un ragazzo
  • concedimi un cuore docile per rendere giustizia al popolo, un cuore docile, un cuore che ascolta

Questa richiesta piacque agli occhi del Signore che gli concedette, oltra a questo, anche quanto non domandato: lunga vita, vittoria sui nemici e ricchezza.

  • Come son le nostre richieste e per chi?
  • Sappiamo dare priorità alle esigenze profonde del cuore?
  • Abbiamo un cuore capace di ascoltare? Di solito che proporzione c’è in me tra il parlare e l’ascoltare?

Don Giovanni

Agosto

07/08/2022

 Carissimi,

 

                con l’inizio del mese di agosto, a quanti potranno ed anche a tutti coloro a cui non sarà possibile concedersi una pausa per il riposo o le ferie, l’augurio di prendere in mano la propria vita e vedere le tracce della presenza di Dio che non cessa di guidarci.

Il viaggio di Papa Francesco in Canada dal 24 al 30 luglio è stato molto intenso e come Lui stesso ha ricordato “le distanza nel vostro paese sono davvero grandi”.

 

Tra le diverse omelie ricordo:

–   La gioia cristiana è un’esperienza di pace che rimane nel cuore anche quando siamo bersagliati da prove e afflizioni, perché sappiamo di non essere soli ma accompagnati da un Dio che non è indifferente alla nostra sorte. Il Signore ci libera dall’egoismo, dal peccato, dalla tristezza, dalla solitudine, dal vuoto interiore, dalla paura, dandoci uno sguardo nuovo sulla vita, uno sguardo nuovo sulla storia: con Gesù Cristo sempre nasce e rimane la gioia. Costruttore di una Chiesa: umile, mite, misericordiosa.

Dal fallimento alla speranza. Come ai discepoli di Emmaus, il Signore ci chiede di riaprire gli occhi e il cuore. In diverse occasioni siamo costretti a ridimensionare le nostre attese e a fare i conti con l’ambiguità della realtà, con le oscurità della vita, con le nostre debolezze. A volte gli ideali si scontrano con le delusioni dell’esistenza, i propositi vengono disattesi a motivo delle nostre fragilità; quando coltiviamo progetti di bene ma poi non abbiamo la capacità di attuarli; quando facciamo l’esperienza di qualche sconfitta, di qualche errore, di un fallimento, di una caduta, mentre vediamo crollare ciò in cui avevamo creduto o c’eravamo impegnati, mentre ci sentiamo schiacciati dal nostro peccato e sensi di colpa …. proprio lì il Signore ci viene incontro e cammina con noi.

–  Figli di una storia da custodire. Da chi ci ha preceduto abbiamo imparato che il bene, la tenerezza, la saggezza sono radici salde dell’umanità. Nella casa dei nonni in tanti abbiamo respirato il profumo del Vangelo, la forza di una fede che ha il sapore di casa. Una fede familiare, domestica, che si comunica attraverso l’affetto e l’incoraggiamento, la cura e la vicinanza. I nonni ci hanno insegnato che l’amore non è mai costrizione, non priva mai l’altro della sua libertà interiore. Mai opprimere la coscienza dell’altro, mai incatenare la libertà di chi ci sta di fronte, soprattutto mai mancare di rispetto per le persone che ci hanno preceduto.

 

La mia è una scelta molto parziale e soggettiva. L’invito è a fare tesoro ed esaminarci almeno su queste tre prospettive.

 

Auguri e buon mese di agosto.

 

Don Giovanni

 

Il perdono di Assisi

31/07/2022

Carissimi,

l’inizio del mese d’Agosto (dal mezzogiorno del giorno 1 a tutto il giorno 2) è contrassegnato da un evento di misericordia: Il Perdono di Assisi.

 

Una notte dell’anno 1216 Francesco era immerso nella preghiera nella chiesetta della Porziuncola quando all’improvviso rifulse nella piccola chiesa una vivissima luce e Francesco vide sopra l’altare il Cristo e alla sua destra la sua Santissima Madre, circondati da una moltitudine di Angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore! Gli chiesero che cosa desiderasse per la salvezza delle anime, la risposta di Francesco fu immediata: “Santissimo Padre, benché io sia un misero peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa Chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”.  Il Signore accolse questa richiesta e lo inviò al Papa Onorio III che ascoltò Francesco estendendo questa grazia a tutta la Chiesa. Francesco non volle alcun documento dicendo che gli bastava la parola richiamando che garante di tutto era la “Santissima Vergine, Cristo il notaio e gli angeli testimoni”.

 

La confessione presuppone il pentimento e la volontà di Conversione.

Proviamo a confrontarci con questi atteggiamenti.

 

A volte la confessione diventa esprimere una pena che si ha nel cuore. Non è da trascurare, ma non tralasciamo il pentimento e la conversione. Pentirsi è prendere la distanza da quanto vissuto perché non è stato conforme ai desideri del Signore. Il Signore ci conceda non solo di evitare il male ma di crescere nella sua vita sempre più desiderata e affinata escludendo anche il più piccolo pensiero o gesto che in qualche modo possa dispiacergli.

 

Condizioni per l’indulgenza plenaria:

  • visitare la chiesa parrocchiale o francescana
  • Padre nostro e Credo
  • Preghiera secondo le intenzioni del padre (padre nostro, Ave Maria, gloria)
  • Confessione e Comunione nello spazio più breve possibile

 

L’indulgenza può essere applicata a sé stessi e ai defunti in una sola volta.

 

Diventi un’occasione di misericordia di conversione di benevolenza verso gli altri pensando e desiderando vita eterna.

 

Don Giovanni

 

 

Giornata mondiale dei nonni e degli anziani

24/07/2022

Carissimi,

             dal 24 al 30 luglio papa Francesco sarà in Canada per il suo 38esimo viaggio apostolico. Lo accompagniamo affinché lo Spirito guidi e sostenga questa sua vicinanza a tutte le popolazioni che incontrerà.

 

Domenica 24 luglio si celebrerà in tutto il mondo la “seconda giornata mondiale dei nonni e degli anziani”. Nel suo messaggio il Santo Padre vuole offrire agli anziani un progetto esistenziale: essere “artefici della rivoluzione della tenerezza” “nella vecchiaia daranno ancora frutti” (Salmo 92,15). Sul tema della vecchiaia dal 23 Febbraio ad oggi il Papa ha tenuto 15 catechesi del mercoledì. Prendendo come riferimento alcuni personaggi biblici per ognuno ha individuato un atteggiamento che caratterizza sì la fatica dell’anziano ma soprattutto evidenzia valori imprescindibili. Nella quinta catechesi guardando a Simeone e Anna, il Papa sottolinea che questi due anziani testimoniano la fedeltà di Dio per la generazione che viene. Non tutti invecchiano come vorrebbero mantenendo autonomia per non dipendere ed essere di peso ai familiari. Tante famiglie ci testimoniano che accettare il declino fisico, mentale, psicologico dei propri genitori non è facile, ma ci sono esperienze eroiche ed anche tanti operatori che vivono nel nascondimento la loro vocazione del prendersi cura. Il Papa ricorda che la fedeltà dell’atteso affina i sensi. Lo Spirito è capace di illuminare i nostri sensi nonostante l’indebolimento del corpo. Una vecchiaia dotata di sensi spirituali capaci di riconoscere i segni di Dio. La nostra cultura non ammette la fragilità perché prevale la competitività dei vincenti. Il Papa invita a far crescere la cultura della tenerezza sociale, non perdere i movimenti dello Spirito che ci fanno umani. Simeone e Anna accettano di non essere protagonisti ma testimoni. Non risentimento, non recriminazione, ma commozione e consolazione per il fatto che, dopo aver fatto la propria parte, si possa accettare che il mondo vada avanti con la generazione futura. Capaci di congedarci consegnando la propria vita alla nuova generazione. Il Papa conclude la catechesi dicendo che abbiamo bisogno di anziani saggi che ci diano una speranza per la vita. Quanto scritto ha bisogno di tanto realismo: è vero che l’anziano ha la tendenza a spegnersi, ma se con l’aiuto dello Spirito si mantiene vigilante, la sua presenza è preziosa e indispensabile.

 

Don Giovanni

 

Credere

17/07/2022

Carissimi,

 

Il Vangelo di questa domenica ci invita a saper guardare il Crocifisso dal cui fianco aperto uscì sangue e acqua simbolo dei Sacramenti del Battesimo e della Eucaristia. “Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate”.

Ma che cosa significa credere?

Aiutato da un omelia di Papa Francesco liberamente interpretata vorrei proporre questi momenti:

Credere è saper vedere.

Che cosa indica quel Crocifisso al quale non verrà spezzato alcun osso ma che vive con una ferita mai più rimarginata? Chiedere a San Tommaso!  Indica un cuore, una vita che sa amare in una maniera totalmente diversa dalla nostra. Proprio nel momento delle tenebre e nelle tempeste della vita Dio ama. Al centro non ci sono io ma ci sta un Altro che ama in modo incondizionato, gratuito, in modo non meritato. Siamo amati anche quando sbagliamo o ci allontaniamo. Dio continua ad amarci anche quando lo rifiutiamo e Lui non si stanca. “La fedeltà di Dio è così profonda da non lasciarsi scoraggiare nemmeno dal nostro rifiuto (Benedetto XVI)”.

Credere è ricevere.

Essere discepoli è lasciarsi trasfigurare dalla potenza di Dio. Due sacramenti in particolare: Confessione ed Eucaristia. Si potrebbe stabilire un’equazione: più lo ricevo e più mi trasforma. Abbiamo scambiato la fede non con i gesti, ma un’emozione: sono io che parlo a Lui;  prego quando me la sento; faccio partendo da me.

Credere è vivere.

Amati, abbiamo la forza di amare superando chiusure, autoreferenzialità, indifferenza. Condivido i doni che Dio mi ha dato.

Non dimentichiamo il primato di Dio sull’io, dello Spirito sulla carne, della Grazia sulle opere. Quando ci ricordiamo di tutto questo? Possiamo amare solo perché Lui ci ama, perché dona ai nostri cuori il suo stesso Spirito, uno Spirito che ci guarisce e ci trasforma.

 

Proviamo ad applicare tutto questo alla nostra vita.

Don Giovanni

 

Vado a Messa perché sono desiderato

10/07/2022

Carissimi,

il giorno dei Santi Pietro e Paolo, papa Francesco ha reso pubblica una lettera apostolica “sulla formazione liturgica del popolo di Dio”. Il punto di riferimento è Lc 22,15: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi prima della mia passione”.

Dal momento che è intensa e non breve, prima la mediteremo e pregheremo e poi dovremo trovare tempi e modi per condividerla. Il Papa dice che è frutto di una lunga consultazione con i vescovi e dal momento che il “tema è molto vasto merita un’attenta considerazione in ogni suo aspetto e vuole offrire spunti di riflessione per contemplare la bellezza e la verità del celebrare cristiano”.

Come riferimento:

  • La Liturgia: “oggi” della storia della salvezza e le parole di Gesù sulla sua ultima Pasqua “ ci offrono la sorprendente possibilità di intuire la profondità dell’amore della Santissima Trinità verso di noi”. Ogni celebrazione sarà contrassegnata dalla sproporzione tra l’immensità del dono e la piccolezza di chi lo riceve.
  • Un cammino liturgico è iniziato con il Concilio Vaticano II che rivedendo l’immagine di chiesa di conseguenza metteva in discussione anche i luoghi e modi di celebrare. Il Concilio di Trento aveva privilegiato il “mistero”; adesso si tratta di rendere consapevole che è tutto il Popolo di Dio che celebra.
  • Il Papa evidenzia che prima della nostra risposta c’è il desiderio di Gesù verso di noi, “possiamo anche non essere consapevoli, ma ogni volta che andiamo a Messa la ragione prima è perché siamo attratti dal suo desiderio di noi. Vado a Messa perché sono desiderato. “L’ascesi più esigente è, come sempre, quella dell’arrendersi al suo amore, del volersi lasciare attrarre da Lui”.
  • A questa Cena nessuno si è guadagnato un posto, ma tutti siano invitati o, meglio, attratti dal desiderio ardente che Gesù ha di mangiare la sua Pasqua con noi.

Da questo breve inizio intuiamo un cammino che vogliamo vivere nella consapevolezza di essere guidati al dono e all’esperienza dell’Amore del Padre, del Figlio e dello Spirito come popolo di Dio.

 

Don Giovanni

X° Incontro mondiale delle famiglie

03/07/2022

Carissimi,

prendo qualche spunto dall’omelia di Papa Francesco a conclusione del decimo Incontro Mondiale delle Famiglie, sabato 25 giugno.

  • La libertà è uno dei beni più apprezzati e ricercati dall’uomo moderno e contemporaneo. La più grande libertà è la libertà interiore. Cristo ci ha liberati per la libertà (gal. 5,1). La libertà c’è stata donata.
  • Coniugi: non usate la libertà per voi stessi, ma per amare le persone che Dio vi ha messo accanto. Non vivere come isole ma ci si mette al servizio gli uni degli altri. La famiglia è il primo luogo dove si impara ad amare. La famiglia va difesa nella sua bellezza affinché non perda il suo “dna” che è l’accoglienza e lo spirito di servizio.
  • Rapporto tra le generazioni e il passaggio del testimone tra genitori e figli in un mondo complesso, confuso e a volte caotico. La Bibbia ci invita a scoprire che il mondo e la vocazione non terminano con noi ma continuano in chi è più giovane passando il testimone.
  • Dio non è ansioso o iperprotettivo, ha fiducia in chi chiama e ciascuno alla misura della vita e della missione. Genitori aiutati i figli a scoprire ed accogliere la loro vocazione. Genitori, la realtà più incoraggiante per i figli è vedervi vivere la vostra missione con fedeltà, pazienza, nonostante le difficoltà, i momenti tristi ed e prove.
  • L’amore è un cammino come lo è stato per Gesù e ogni giorno dobbiamo riscoprire l’amore.
  • La chiesa è con voi, anzi in voi e la chiesa è nata da una famiglia quella di Nazareth.

 

 Don Giovanni

GIORNATA PER LA CARITA’ DEL PAPA

26/06/2022

Carissimi,

l’ultima domenica di giugno, vicino alla solennità dei Santi Pietro e Paolo, è dedicata alla carità del Papa.

“Confortatevi a vicenda e siate di aiuto gli uni agli altri, come già fate” (1Ts 5,11). Dopo i due anni di pandemia, ecco la tragedia di un conflitto così vicino e la drammaticità dei volti che hanno cercato rifugio anche nelle nostre famiglie. La voce del Papa settimanalmente ci ricorda che quello che sta succedendo è una guerra “crudele”, “insensata”, “blasfema”, quasi a ricordarci che il mondo attende sempre che diventiamo consapevoli delle ferite altrui mettendo da parte una volta per sempre l’indifferenza. Sentire nostro ciò che appesantisce la vita altrui aiutandoli a portare il peso; è la chiamata che ci è rivolta adesso. Il nostro punto di partenza rimane sempre la Pasqua con il suo saluto: Pace a voi! Nella domenica, Pasqua settimanale, risuona con forza e realismo l’annuncio di una presenza che mentre ci consola, ci responsabilizza. Come accogliamo e come viviamo questo annuncio? Se è vero che “siamo sulla stessa barca” e “che nessuno si salva da solo” è necessario saper vedere le necessità degli altri, perché solo dentro il rispetto e la cura per il prossimo c’è anche il nostro vero bene. La frase ai Tessalonicesi ci esorta a confortarci e ad essere di aiuto gli uni per gli altri.

Sosteniamo la premura del Papa per le innumerevoli situazioni di indigenza e di “scarto” di cui lui ha uno sguardo universale.

Mentre il mondo ha accorciato le distanze con tutti i suoi strumenti, l’uomo allarghi gli orizzonti con uno sguardo e un cuore che sappiano prendersi cura.

L’attività del Santo Padre è condizionata dalla sua salute, ma proprio adesso che è in carrozzina sembra “correre” perché l’annuncio pasquale non ammette ritardi.

Per questo pensiero mi sono ispirato al messaggio dei vescovi italiani per tale ricorrenza. 

 

Un grazie riconoscente e commosso a tutti voi per come sono state contrassegnate le due ricorrenze che mi hanno riguardato quest’anno: 45 di sacerdozio e 70 anni all’anagrafe. Che il Signore vi ricompensi di tanto esservi presi cura !

 

Don Giovanni

 

Don Giovanni Rigamonti

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