Domenica di Lazzaro
26/03/2023
Carissimi,
la quinta domenica di Quaresima, l’ultima, è così detta di Lazzaro. S.Giovanni nel suo Vangelo parla di “segni” e la risurrezione di Lazzaro è il settimo. (Le nozze di Cana – guarigione del figlio del funzionario – guarigione del paralitico – moltiplicazione dei pani – Gesù cammina sull’acqua – guarigione del cieco nato – risurrezione di Lazzaro). Sembra che con la malattia, la morte e la risurrezione di Lazzaro si sia compiuta una maturazione dell’amore e nell’amore per tutti i personaggi presenti. La scena del sepolcro prepara e fa’ pregustare quello che avverrà la mattina di Pasqua quando secondo il profeta Ezechiele: “Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe”. “I morti udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli che l’avranno udita, vivranno” (Gv 5,25). “Tutti quelli che sono nelle tombe udranno la sua voce e ne verranno fuori “(Gv 5,28-29). “Io sono la risurrezione e la vita” (Gv 11,25), La morte e la sepoltura di Lazzaro rappresentano l’occasione della grande professione di fede in Gesù come Cristo e Figlio di Dio posta sulle labbra di Marta. La vicenda di Lazzaro è prefigurazione della vicenda di Gesù. Lazzaro gode dell’amicizia di Gesù e su questa affronta la malattia e la morte. San Gregorio di Nazianzo così pregava: “Fra i morti, tre hanno visto la luce: la figlia del funzionario, il figlio della vedova di Nain e Lazzaro. Fa’ che io sia il quarto.” (Pensieri liberamente tratti da una riflessione del Card.Martini). Nella professione di fede di queste domeniche abbiamo ripetuto: Credo nella risurrezione della carne e nella vita del mondo che verrà. Proviamo a fermarci e a pregare. Ci potrebbe essere d’aiuto anche questo pensiero:
Signore Gesù, la tua commozione ci tocca e ci guarisce dalla paura che a te non interessi la nostra morte e che per te non faccia differenza se siamo vivi o morti. Le tue lacrime, Signore Gesù, sono fonte di consolazione, perché ci restituiscono la fiducia nel fatto che abbiamo un posto nel tuo cuore e facciamo parte delle realtà che tu ami e di cui ti prendi cura, persino quando sentiamo il peso, talora insopportabile, della tua assenza, della tua inspiegabile lontananza, del tuo imperdonabile ritardo. Insegnaci, o amico delle nostre anime e compagno dei nostri esodi, ad aspettare i tempi e i modi in cui ci rivelerai il senso più vero di ogni ritardo e di ogni assenza. Aiutaci a conquistare una sempre più profonda coscienza del nostro desiderio che, nel frattempo, si accresce e si dilata fino a essere pura ed esultante accoglienza. Kyrie eleison!
Don Giovanni.