Omelia di S.E.R. Mario Delpini - Arcivescovo di Milano
in occasione della celebrazione per il 90° della Consacrazione dell'ampliamento della chiesa parrocchiale
27/08/2023
Resistere nel giorno cattivo: questo è ciò che suggerisce Paolo scrivendo agli Efesini, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura.
Resistere nel giorno cattivo: per i Giudei di cui parla la prima lettura, il giorno cattivo viene quando il re Antioco Epifane mette a realtà il suo progetto di unificare il suo regno, imponendo a tutti la stessa tradizione religiosa e chiedendo a tutti di abbandonare la propria religione per unire il regno. Il giorno cattivo è il momento in cui tutti si adeguarono agli ordini del re e quindi quei pochi che desideravano restare fedeli alla legge di Dio devono affrontare una repressione sanguinosa. ll giorno cattivo, quando i fedeli a Dio sono perseguitati come fossero pericolosi, sono puniti come fossero delinquenti. La prescrizione del re impone a tutto il regno di praticare lo stesso modo di vivere, di pensare, di adorare gli dèi. Giorno cattivo per i Giudei massacrati nel deserto.
Anche per Gesù vengono giorni cattivi, come dice il Vangelo di oggi, giorni in cui i suoi avversari continuano a tendere insidie per avere un pretesto per condannarlo, per metterlo alla prova e smentire la sua professione di essere inviato da Dio per portare a compimento le promesse: giorno cattivo. Gli avversari di Gesù con l’inganno, con l’ipocrisia cercano di cogliere in fallo Gesù e usano la religione come un argomento per uno schieramento politico: a chi dobbiamo dare il tributo? È giusto pagare le tasse a Cesare? Come sanno coloro che leggono il Vangelo, questo è soltanto uno degli episodi in cui coloro che sono disturbati dalla predicazione di Gesù cercano il modo di condannarlo, finché riusciranno, accusandolo: “Ecco uno che bestemmia”. Così diranno del Figlio di Dio. Giorno cattivo anche per Gesù.
Forse anche il momento in cui si impone il pensiero unico è un giorno cattivo, quando, come capita ai nostri tempi, con la persuasione di difendere la massima libertà si impone la censura o si circonda di disprezzo o si proibisce come offensiva per gli altri ogni convinzione religiosa che contrasti con il pensiero unico. Perciò talvolta in alcuni ambienti i cristiani si sentono a disagio, come se qualcuno dicesse loro: sì, tu puoi pensare come vuoi, pregare come vuoi, ma in privato; guai a te se parli in pubblico della tua fede, perché questo disturba gli altri. Un giorno cattivo, quello in cui la professione di fede è considerata un disturbo. Sì, tu puoi essere convinto che la vita è una vocazione con cui Dio ti chiama a partecipare della sua vita, ma pensalo soltanto in privato, non dirlo in pubblico, perché disturba il pensiero e il comportamento di chi è convinto che Dio non esiste e che ciascuno è un individuo che deve fare quello che vuole, che diventa criterio per decidere il bene, e guai a te se parli di una presenza di Dio, di un giudizio di Dio e di una vocazione che è il senso della vita.
Giorno cattivo può essere quello in cui i cristiani sono zittiti o disprezzati o impediti di esprimere la loro fede. Nel nostro tempo in tante parti della terra i cristiani sono perseguitati per la loro fede, discriminati per ciò in cui credono. Coloro che professano un ideale di fraternità e di pace sono ritenuti pericolosi per coloro che promuovono la guerra, che promuovono la prepotenza di un popolo su un altro popolo. Giorni cattivi per chi vuole essere coerente con il Vangelo in un tempo, in un contesto, in cui il Vangelo è sentito come un disturbo, un fastidio.
Ma noi cristiani, radunati qui a celebrare la gratitudine per la tradizione cristiana che ci ha generati alla fede, proprio qui, in questa chiesa, in questa comunità, noi non ci lasciamo spaventare. Noi non siamo sorpresi che la professione di fede cristiana sia ritenuta in qualche momento, in qualche contesto, un disturbo, che sia disprezzato il Vangelo, che sia ritenuto antiquato il comportamento conforme alla legge di Dio. Noi non ci sorprendiamo; piuttosto ci domandiamo come possiamo resistere nel giorno cattivo. E il brano della Lettera agli Efesini che abbiamo ascoltato vuole rispondere proprio a questa domanda e descrive la vita cristiana anche come una lotta, come una resistenza. E dunque quali indicazioni ci dà questa liturgia, questo testo della Lettera agli Efesini, per resistere nel giorno cattivo, cioè per continuare la nostra professione di fede, quando è facile e quando è difficile, quando tutti ci applaudono e quando capita che qualcuno ci critichi, quando il cristianesimo è popolare e quando il cristianesimo è impopolare e antipatico? Come possiamo essere perseveranti?
Io vorrei ricavare da queste letture due indicazioni.
La prima indicazione è che la resistenza è sempre al plurale. Paolo, scrivendo agli Efesini, si rivolge sempre a una comunità; la vita cristiana cioè non è una vita di individui che devono essere degli eroi solitari, per dimostrare di essere più forti dell’impopolarità: la vita cristiana è una vita da vivere insieme. Insieme, non solo per quel banale luogo comune che dice che l’unione fa la forza, ma insieme perché la verità cristiana è troppo grande per essere il pensiero di uno solo; insieme, perché la fede cristiana non è soltanto una convinzione personale, ma è una adesione alla fede della Chiesa; insieme, perché fratelli e sorelle possano portare i pesi gli uni degli altri; insieme, perché solo la pluralità delle vocazioni può far fronte alle esigenze della missione; insieme, contro la tendenza individualistica e contro la tendenza settaria, che professa la propria originalità in modo così ostinato che l’incontro diventa occasione di contrasto. Contro questa tendenza settaria e individualistica il Signore ci chiama ad essere un cuor solo e un’anima sola, ad accettare la pluralità delle forme della vita cristiana, ma a sottolineare la priorità della comunione. Ecco come resistere nel giorno cattivo: camminando insieme, portando i pesi gli uni degli altri, formando per grazia di Dio un cuor solo e un’anima sola. Ecco, questa è la prima parola che mi sembra orienti il nostro cammino in coerenza con la missione che ci è affidata.
E la seconda parola, molto sottolineata da Paolo, dice: “Pregate con ogni sorta di preghiere e suppliche nello Spirito Santo”, la preghiera è frutto dello Spirito Santo; ogni sorta di preghiera medita le parole, i pensieri, i ricordi, il tempo, per dimorare nella comunione con il Padre, con il Figlio e con lo Spirito Santo. Forse le nostre comunità pregano troppo poco, forse noi personalmente preghiamo troppo poco, e perciò stentiamo a coltivare pensieri comunicabili, in dialogo con un pensiero contemporaneo che talvolta è assetato di verità e talvolta è ostile alla verità. Ma noi abbiamo qualcosa da dire? Noi cristiani dove alimentiamo il nostro pensiero, la nostra parola, se non preghiamo abbastanza? Noi cristiani dove attingiamo forza, teniamo vivo il fuoco perché possa ardere in questo mondo e salvarlo dal buio e dalla tristezza?
Ecco: in questa chiesa, che celebra i novant’anni della sua consacrazione, noi siamo riuniti in festa, ma ci rendiamo conto che possono venire giorni cattivi per la nostra fede. E dunque come resistere nel giorno cattivo? Ecco che cosa ci dice il Signore: siate uniti, insieme potete resistere; pregate, pregate molto: pregando potete resistere.
Mario Delpini
Arcivescovo di Milano